Sono una ragazza che ama viaggiare e ho viaggiato tanto. Per studio, per lavoro, per passione. Durante queste esperienze ho avuto modo di praticare molto le lingue straniere e, una volta rientrata a casa, in Sicilia, ho trovato difficile e dispersivo coltivarle non essendo più all'estero. Eppure avevo grande volontà di non perdere quanto imparato. Mi sono chiesta come fare per imparare le lingue, incrementare e migliorare il proprio bagaglio linguistico, pur vivendo a casa propria. La tavola, il cibo, situazioni di convivio. Questo il tramite, anche interculturale, per raggiungere lo scopo comune. Parlare la lingua desiderata per una sera, un pranzo o la durata di un aperitivo, venire a contatto con persone nuove appartenenti a culture diverse. E' una facile risposta - iscriversi al sito è semplice - al forte bisogno di socializzare.
Quali città hanno ospitato eventi di Table Babel e con che risonanza?La risposta è stata fortunata e positiva. In questi mesi abbiamo organizzato diversi eventi a sfondo culinario, come aperitivi, cene, pranzi, in diverse città italiane. Catania, Palermo, Bologna, Roma, Milano. In questi casi la lingua protagonista è stata l'inglese. Ma sentiamo che è solo l'inizio, perché le adesioni sono sempre maggiori e le idee non mancano. A novembre abbiamo aperto le porte all'Europa, con il primo evento a Londra, questa volta in lingua italiana.
Qual è il significato di "Table Babel"?Stranamente, è la prima volta che mi viene posta questa domanda. Ho trovato il nome aprendo un contest online di crowdsourcing. Ho spiegato alla community cosa volevo realizzare, che valori volevo trasmettere attraverso il nome e ho ricevuto centinaia di proposte dal web. Ho scelto "Table Babel" perché unisce secondo me due concetti chiave: Table sta per "tavola", il che ci riporta alla convivialità del cibo, del piacere di mangiare insieme; Babel è un riferimento alla Torre di Babele, con un collegamento all'idea cardine della lingua come tramite per gli incontri proposti sul nostro sito web.
Cosa significa per te viaggiare?Per me viaggiare significa scoprirsi, scandagliare ogni parte di sé, dalla più superficiale alla più profonda e nascosta. Viaggiare è un incontro prima di tutto con sé stessi e poi con gli altri. È conoscere, essere curiosi, è arricchirsi e crescere. È inoltre un ottimo modo per mettersi alla prova e superare i propri limiti, anche i più banali alle volte.
In quale posto in cui sei stata - a vivere o in cui tu ti sia trattenuta un po' di tempo - ti sei trovata maggiormente "a casa"?Sicuramente New York. Una delle tante sere in cui mi fermavo sulla terrazza all'ultimo piano del residence in cui vivevo, a godere di quel panorama mozzafiato sullo skyline della città, una di quelle tante sere, una delle ultime purtroppo, ho sentito veramente che da lì non me ne sarei più voluta andare e che in quel posto mi sentivo a casa. L'energia, l'adrenalina, la carica che ti trasmette una metropoli come New York è impossibile da spiegare a chi non ci sia mai stato. La gente è disponibile, gentile, aperta. Le attività da fare sono innumerevoli e per le strade senti accenti e lingue diverse, razze e culture differenti. Capisci di essere davvero al centro del mondo. A New York chiunque può sentirsi come a casa, perché può facilmente crearsi le abitudini che lo fanno sentire più a proprio agio. Ci si può ritagliare su misura la giornata. É una città speciale, dove puoi fare ciò che vuoi e puoi essere chiunque.
Helena Geraciimparare le lingueTable Babelweb