Titolo: Imparo il tedesco
Titolo originale: J'apprends l'allemand
Autore: Denis Lachaud
Traduttore: Sergio Claudio Perroni
Editore: 66thand2nd
Pagine: 204
Prezzo: €15,00
Data di pubblicazione: 21 Marzo 2013
Trama Ernst Wommel – nato in Francia negli anni Sessanta da genitori tedeschi – fin da bambino si è sentito diverso dagli altri. A lungo ha sofferto di una forma particolarmente acuta di ambliopia – il cosiddetto occhio pigro – che lo ha obbligato a una faticosa riabilitazione. In casa ha sempre convissuto con il silenzio impenetrabile che regnava sul passato tedesco della sua famiglia e nonostante i compagni lo chiamassero «Rommel il Crucco», o «Hitler», Ernst non conosce neanche una parola della lingua materna. E così, alle medie, sceglie il tedesco come seconda lingua e, durante uno scambio culturale con una scuola di Saarbrücken, in Germania, instaura un profondo legame con Rolf Bauer, il suo amico di penna, con cui tra l’altro vive le prime esperienze sessuali. L’indagine sulla famiglia di Rolf – le loro colpe rimosse, il silenzio durante la Seconda guerra mondiale – sarà per Ernst anche il primo passo di un doloroso ritorno alle origini, fino alla scoperta, a Berlino, di un nonno paterno ancora in vita. Procedendo per balzi temporali e attraverso un’alternanza di voci, Imparo il tedesco è il racconto di una sofferta presa di coscienza individuale con la quale l’autore, sostenuto da una lingua al contempo cruda e delicatissima, interroga i passaggi più controversi della memoria collettiva europea.
Recensione
Si dice che le apparenze ingannino, e Lachaud ci inganna più volte con questo libro. O forse siamo noi che ci inganniamo pensando possa essere altro, ma a ogni svolta della storia dobbiamo ammettere di esserci sbagliati, perché non è assolutamente come sembra. A partire dal titolo: Imparo il tedesco, traduzione letterale dell'originale J'apprends l'allemand. Cosa immagina il lettore leggendo un titolo del genere? (...o forse non immagina nulla?) La storia che mi sono trovata davanti è andata ben al di là della mia immaginazione, non certo all'altezza di quella di Denis Lachaud. Arrivano le prime pagine e già ci si ritrova a inquadrare la storia: un bambino che non riesce ad adattarsi e che ha bisogno di risposte, ha bisogno di conoscere le sue origini. Ecco che immagino questo percorso di ricerca con gli occhi di un bambino, immagino una serie di domande che lo porteranno a una maggiore consapevolezza e maturazione. Primo inganno: l'autore non si ferma a ciò che il lettore può prevedere, ma va oltre. Approfondisce, arricchisce, analizza, scava. Consente al protagonista, Ernst, di compiere un percorso di crescita che passa attraverso l'importanza della memoria, la necessità di avere una patria, il bisogno di non nascondere il passato che porta alla naturalezza dell'accettarsi nel presente. Ernst ci mostrerà il nazismo, i campi di concentramento, il rinnegare il passato e l'accettare la propria omosessualità senza alcuna forzatura. Temiamo allora che la storia possa virare verso la drammaticità di chi è riuscito a sopravvivere allo sterminio nazista, ma che ora vuole dimenticare l'orribile esperienza. Secondo inganno. Niente è come sembra. Attraverso occhi e voce di Ernst il lettore affronta in maniera semplice e spontanea temi universali. La patria (Heimat), il valore della memoria, la scoperta della sessualità. Ogni tanto il punto di vista cambia, l'autore passa la palla a quelle persone che entrano in contatto con Ernst e che possono fornirci un modo diverso di affrontare una situazione o ci fanno comprendere come le situazioni si ripetano uguali nel tempo e nello spazio. Di pagina in pagina ci troviamo di fronte alla crescita di un bambino che diventa ragazzo e poi uomo: le sue riflessioni maturano con lui, l'introspezione aumenta e non diventa mai pesante o incomprensibile. Denis Lachaud mantiene un tocco leggero affrontando temi pesanti, con uno stile così fluido e scorrevole che ci condurrà verso la fine del libro nel giro di poche ore. E solo alla fine, ripensando a tutto il percorso fatto fino a quel punto, possiamo capire il senso del titolo. Ernst Wommel, nato in Francia da genitori tedeschi, impara il tedesco: impara a conoscere se stesso attraverso le sue origini. Impara a conoscere l'altro, attraverso il suo primo amore, un ragazzino tedesco, con cui apprenderà anche la fisicità del sentimento. Impara a conoscere un passato nascosto e rinnegato, che affonda la propria verità nella Germania nazista. Imparare il tedesco diventa ricordare, accettare, crescere. E noi lettori ci ritroviamo a imparare il tedesco assieme a lui, attraverso le sue esperienze. Ma una domanda continuerà a risuonarci nella mente nei giorni successivi: A quanti anni credi si abbia il diritto di giudicare i nazisti? Ai lettori di Lachaud il tentativo di trovare la giusta risposta a questo interrogativo.