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Imparzialità

Creato il 20 gennaio 2014 da Margheritapugliese

Allah

Quei pochi che mi conoscono sanno quanto sono critico nei confronti dell’islam. Ho dedicato la mia intera, (anche se insignificante) attività politica a combatterlo perché lo ritengo essere l’ideologia oggi più pericolosa in circolazione. Sì, peggio del nazismo e del comunismo. La quantità di violenza perpetrata per ragioni religiose (che in un contesto islamico si fondono con le ragioni politiche) pone l’islam in cima alla classifica, a diverse lunghezze dal secondo classificato: il cristianesimo. A costo di inemicarmi quel relativamente nutrito frangente di persone che si battono contro l’islam perché si sentono cristiane, penso sia il caso di trattare il cristianesimo con gli stessi parametri che riservo al suo principale contendente monoteista. Ritengo, infatti, che onestà intellettuale e imparzialità siano requisiti indispensabili se si vuole essere credibili quanto “si spara” contro un’idea e i suoi portatori. Cominciamo con smontare la dicotomia islam-cristianesimo. Molti cristiani tradizionalisti vedono (a ragione) una storica conflittualità tra l’Europa cristiana e il medio oriente islamico e identificano (non con tutti i torti) nei consistenti flussi migratori provenienti da quelle regioni e nell’aggressività dell’islam odierno, l’ennesima puntata di un conflitto che da secoli non fa che ripetersi. Dall’altro lato oggi molti islamisti si rifanno ancora a questo dualismo storico e in medio oriente si parla dell’Andalusia come di una terra islamica da riconquistare. Quello che, però, sfugge agli zelanti cristiani è il fatto che, dalla battaglia di Vienna, l’Europa è drasticamente cambiata, molto più di quanto siano cambiate le società dei paesi islamici. L’Occidente ha prodotto l’umanesimo, l’illuminismo, il secolarismo, infine le democrazie costituzionali e liberali. Tutte conquiste che i signori rivendicano come figlie della cristianità, tralasciando, in un guizzo di disonestà intellettuale, che la maggior parte di queste conquiste di civiltà si sono sviluppate in contrapposizione allo strapotere religioso, non in seno ad esso. Sarebbe come ringraziare il virus di una malattia alla quale siamo sopravvissuti per il forte sistema immunitario che abbiamo dovuto sviluppare. Questo per sottolineare che lo scontro di civiltà teorizzato da Huntington si consuma tra i valori dell’islam e quelli laici e liberali, non quelli d’origine “giudaico-cristiana”.

Che il cristianesimo, da una prospettiva moderna sia meglio dell’islam è un semplice dato di fatto, comprovato da una serie di fattori sia teologici, sia storici. Il Corano è considerato dai fedeli la perfetta e immutevole parola di Dio; non è “divinamente ispirato” come il Vecchio e il Nuovo Testamento. Questo riduce fortemente il margine di interpretazione delle scritture. Il Corano, inoltre, contiene molte meno allegorie e simbolismi. Si tratta per lo più di chiare istruzioni di comportamento. Quando il cristianesimo si è insediato e sviluppato in Europa ha trovato il Diritto romano già operante e in moltissimi aspetti ci si è adeguato. Lo stesso Diritto canonico è molto più influenzato da quello romano rispetto alla legge di Dio contenuta nelle scritture. Storicamente la filosofia dell’islam non ha mai accolto e integrato altre filosofie (fatta eccezione per quella greca, opportunamente censurata e riadattata dove contraddice gli insegnamenti coranici). Niente di simile o equivalente all’umanesimo e all’illuminismo ha mai intaccato la dottrina islamica, ragion per cui oggi l’Islam vive tuttora nell’anacronismo. C’è infine la questione gerarchica. È un problema vecchio quanto l’islam. Non esiste una gerarchia chiara e, senza un’autorità legittimata dai fedeli, nessuno è autorizzato a riformare la religione ed è per questo che in passato come ora, chi prova a riformare l’islam viene tacciato di apostasia, isolato e allontanato. Se gli va bene.

Il fatto, però, che l’islam sia peggio del cristianesimo non rende quest’ultimo di per sé positivo. Come molte filosofie dogmatiche, il cristianesimo è nemico giurato della ragione, del progresso, del cambiamento. Chi dissente da questa affermazione senz’altro mi apostroferebbe ricordandomi i passi da gigante fatti nei secoli dalla Chiesa Cattolica, le sue continue riforme ad opera dei vari concili, le encicliche con le quali ogni Papa ci “delizia” e mi ricorderebbe come molti cristiani siano stati pionieri della ragione, della scienza, progressisti convinti e artefici del cambiamento. Tutto questo è innegabile ma irrilevante. Essendo la Chiesa Cattolica una delle organizzazioni più grandi e antiche, se ancora esiste lo deve al fatto che ha saputo riadattarsi ai contesti storici, si è adattata al cambiamento ma raramente l’ha promosso e quando l’ha promosso non si trattava di un balzo in avanti, ma di uno indietro. Inoltre va ricordato che se una filosofia dominante e diffusa produce qualche ammirabile eccezione che scopre, inventa, ripensa, i crediti non dovrebbero andare a detta filosofia ma agli individui stessi. La fisica è stata sviluppata dai cristiani, l’algebra dai musulmani, ma di certo non è stata la “cristianità” di questi cristiani né la “sottomissione” dei musulmani il combustibile o la scintilla di queste scoperte.

Non si può giudicare il cristianesimo guardando a Papa Francesco, un uomo-immagine, piazzato lì per riacquistare la credibilità dell’istituzione che comanda, compromessa da decenni di scandali sessuali e finanziari. Il cristianesimo va giudicato per come si comporta dove è estremamente influente e, anche se l’Italia è culturalmente molto influenzata dalla Chiesa e dalle sue ingerenze nella politica, dovremmo guardare dove i porporati letteralmente decidono l’agenda politica. L’Africa. La battaglia che da decenni la Chiesa Cattolica (e altre confessioni cristiane) combatte contro l’uso del preservativo è emblematica. Altrettanto emblematica è la legge ultraomofoba che l’Uganda è in procinto di approvare e che rende l’idea di quale sia la vera dottrina cattolica e di come si traduca nei fatti e nelle leggi quando non trova ostacoli progressisti, laici e liberali.

Dogmatismo, superstizione, sfruttamento di credulità popolare e del senso di colpa nonché propagazione di una morale sessuale arcaica. A contribuire al sovrappopolamento e al sottosviluppo culturale della c.d. Africa Nera, più della miseria materiale, è la miseria intellettuale promossa dalle forze religiose che, ironia della sorte, finanziano queste attività attraverso le numerose donazioni fatte da cristiani (e non) convinti, quando firmano l’assegno, di assicurare cibo, medicine e istruzione ad un giovane africano promuovendone l’emancipazione.

Evitiamo di confondere, pertanto, le debolezze del cristianesimo per le sue virtù, il fatto che si sia dimostrato un nemico della ragione e del progresso meno efficace dell’islam non è necessariamente ascrivibile alla sua natura, bensì a congiunture storiche e probabilmente, anche ad una certa dose di “sfortuna”.

Umberto Bosco


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