“Maternity blues” e “Depressione post-partum”
Ben più seria è la “depressione post-partum” vera e propria. Il concetto di depressione post-partum o postnatale definisce l’instaurarsi di un episodio di tipo depressivo che si manifesta nel periodo del post parto (Cox et al., 1993). Da un punto di vista diagnostico la donna presenta un umore disforico e disturbi del sonno, dell’appetito, psicomotori, affaticabilità, presenza di senso di colpa e di pensieri suicidari (American Psychiatric Association, 1994), che durano per almeno una settimana, portando ad una certa compromissione delle capacità funzionali della donna. La durata media dell’episodio che caratterizza la depressione post-partum sembra essere di alcuni mesi e in forme gravi può protrarsi fino a due anni (Cramer, 1999).
Non esiste un singolo fattore in grado di spiegare l’insorgere della DPN (O’Hara & Swain, 1999) ma una molteplicità di fattori che possono avere un impatto negativo:
- Fisiologici
- Psicologici;
- Sociologici.
Conseguenze della depressione post-partum sul bambino
La depressione post-partum può compromettere la capacità materna e, di conseguenza, anche quella della diade madre-bambino, di regolare reciprocamente l’interazione (Cohn & Tronick, 1989), portando ad una disregolazione degli affetti nell’interazione che interferisce con il processo di apprendimento del bambino.
I figli di madri depresse, infatti, si caratterizzano spesso per una forma d’attenzione disregolata, in quanto la PND può influenzare due aspetti della regolazione dell’attenzione: la consapevolezza delle contingenze ambientali e la capacità di modulare il proprio stato emotivo contemporaneamente all’elaborazione dell’informazione (Cooper e Murray, 1997).
La letteratura ha evidenziato come i figli, in base alla differenza di genere, siano influenzati in maniera differente dagli effetti della depressione post-partum.
I maschi sembrano mostrare maggiori problemi d’autoregolazione dell’eccitabilità e delle emozioni (Cooper e Murray, 1997), a causa del comportamento materno non contingente e dell’affetto negativo cui sono stati esposti. È stato riscontrato che lo sviluppo cognitivo soprattutto nei maschi in un contesto di depressione materna è fortemente a rischio e se in un ambiente di deprivazione socioeconomica. Inoltre, questi bambini mostrano un livello più elevato di disturbi comportamentali a 5 anni e sviluppano in percentuale superiore un legame di attaccamento insicuro a 18 mesi (Cooper & Murray, 1998).
Nella diade madre depressa-femmina si osservano le maggiori alterazioni interattive, sia per ciò che riguarda compromissioni nelle interazioni corporee (in particolare la tendenza delle figlie a mostrarsi più passive e indifferenti negli scambi corporei), vocali e gestuali, sia in termini di mancanza di reciprocità.
Che tipo di prevenzione?
Secondo Boath et al. (2005) l’elevata percentuale di interventi preventivi produce esiti positivi rispetto al miglioramento della situazione della puerpera, soprattutto nelle donne primipare. I principali interventi che possono portare a esiti positivi sono interventi di tipo educativo, di supporto e cognitivo-comportamentali. Inoltre, è importante favorire il coinvolgimento del partner nell’assunzione del ruolo genitoriale e nel fornire sostegno alla donna attraverso interventi di preparazione alla genitorialità.
Secondo Dennis (2005) gli interventi preventivi sembrano determinare una riduzione del 19% del rischio di sviluppo di disordini depressivi post-partum.
In particolare, l'ascolto partecipe e la comprensione del disagio e delle difficoltà della neomamma dovrebbero essere ritenuti strumenti importanti attivati dalla sensibilità e delle competenze di ogni professionista coinvolto nel delicato periodo della gravidanza e del post-partum.
Alessandra Cornale
Bibliografia
- Agosti, Monti, Marano, Baiamonte (2004). Interazioni madre depressa e bambino 9 mesi: Differenze di genere, Psychofenia 7(11), 89-104.
- American Psychiatric Association (1994). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (4th ed.) Washington, DC.
- Boath E., Bradley E., Henshav C. (2005). The prevention of postnatal depression: A narrative systematic review, Journal of Psychosomatic Obstetrics & Ginecology, 26(3), 185-192.
- Cohn J. F., Tronick E., Z. (1989). “Specificity of infants’ response to mothers’ affective behaviour”, Journal of the American Academy of Child and Adolescence Psychiatry, 28, 242-248.
- Cooper P. J., Murray L. (1997). “Effetti delle terapie per la depressione post- partum sull’umore della madre e sullo sviluppo del bambino”, in Murray L., Cooper P. (a cura di), Depressione del post-partum e sviluppo del bambino, CIC Edizioni Internazionali, Roma, 1999.
- Cooper P. J., Murray L. (1998). “Postnatal Depression”, BMJ, 316, 1884-6.
- Cox J. L., Murray D., Chapman G. (1993). “A controlled study of the onset, duration and prevalence of postnatal depression”, British Journal of Psychiatry, 163, 27-31.
- Cramer B. (1999). Cosa diventeranno i nostri bambini?, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2000.
- Dennis C. L. (2005). Psychosocial and psychological intervetions for prevention of postnatal depression: Sistematic review, Evident-Based Mental Health, 8(4), 108.
- O’Hara M. W., Swain A. M. (1999). Rates and Risk of postpartum depression – a meta-analysis, International Review of Psychiatry, 8, 37-54.
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