Ed è vero, cazzo: le parole sono importanti, persino quelle che oggi si vanno svalutando più del real brasiliano. Prendete la parola amicizia per esempio. Oggi se ne fa un abuso indiscriminato anche grazie ai social network, tanto da farci pensare che quasi non abbia più senso. Dare l’amicizia su Facebook, ad esempio. No, dico, facciamo l’analisi logica di questa frase, facciamola dai. Non ci riuscite? Nemmeno io, perché non ha senso.
Eppure è entrata nello slang collettivo, svalutando la parola amicizia e svuotandola di significato. Un po’ come succede per quei grandi marchi che crescono crescono fino a diventare sinonimi del prodotto stesso e perdono così la loro valenza distintiva. Amicizia for dummies, amicizia for free.
Mica funziona così.
L’amicizia è un dono raro, che si ha la fortuna di avere solo se si è molto fortunati. Io lo sono, devo dire la verità, perché non mi bastano le dita di due mani per contarli. Sì, mi servono anche le dita dei piedi, anche se non proprio tutte. Tutto il resto è fuffa, è contorno, fa Carnevale di Rio.
Non è detto che una persona che vediamo tutti i giorni sia nostra amica, proprio no. La maggioranza delle persone che intersecano la nostra strada rientrano nella più ampia accezione di conoscenti. Questa parolina, che fa molto Galateo di fine Ottocento, è ancora più importante della parola amicizia, con cui troppo spesso viene confusa. Conoscente è colui che “ci conosce”: lo vediamo, ci incontriamo per un certo numero di motivi, magari lo frequentiamo anche, ma non siamo amici.
L’amicizia è una condizione particolare, un’alchimia che assomiglia all’amore. Tu, dentro di te, lo sai. E quando sbagli, quando l’amicizia viene tradita fa male.
L’amicizia è bellissima, ma è un po’ come la mia piantina preferita: la Kangaroo Paw è speciale, particolare, unica, ma ha bisogno di una infinità di cure e tempo, ci devo pure parlare immaginate un po’.
Ci vuole che tempo, sì, passione, coraggio e anche la voglia di metter da parte l’orgoglio se la persona che abbiamo davanti è speciale. C’è da allungare una mano anche quando la paura di esser presi a male parole è tanta.
C’è da rischiare.
Ma vale la pena.