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Impossible Movies Project: Ronnie Rocket (di David Lynch)
Creato il 22 marzo 2013 da Frank_romantico @Combinazione_CDi progetti fighi se ne incontrano nella bloggosfera, ma devo ammettere che fighi come questo non ne avevo mai sentiti. Si tratta di Mr. Giobblin e del suo blog Minuetto Express, che ha ideato l'Impossible Movies Project. Che cos'è? Lo potete scoprire qui, ma riassumento si tratta di recensioni di film che non esistono ma che sono stati pensati, ideati, magari dotati di sceneggiatura ma che alla fine non sono mai stati realizzati, per un motivo o per un altro. E io, che amo David Lynch (ma va?), ho pensato di scriverne una su Ronnie Rocket, un film che in tanti anni nessuno ha mai voluto realizzare. Quindi, lo ripeto, questa è una recensione inventata scritta su un film che non esiste (per ora). Si aprano le danze.
Quando ormai nessuno se lo aspettava, David Lynch è tornato. Non che sia mai sparito realmente, tra collaborazioni varie, un disco d'esordio e l'inaugurazione del suo night club parigino, ma erano sei anni che il regista del Montana non prendeva il posto che più gli compete, quello dietro la MDP.Poi, quando tutto sembrava perduto, ecco la notizia: il maestro di nuovo a lavoro, la sceneggiatura già pronta, il budget immenso messo a disposizione da Studio Canal, Lynch stesso, amici del regista e dai fan, che hanno accettato di finanziare parte del progetto di tasca loro. E tutto per un film in cui anche il fan più accanito aveva smesso di sperare: Ronnie Rocket.
Ronnie Rocket. Il progetto più ambizioso e costoso mai partorito dalla mente malata di un genio. L'idea venne a Lynch nel lontano 1977, quando l'esperienza di Eraserhead si era appena conclusa e il giovane regista aveva cominciato a guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno che credesse in lui. Senza trovarlo, ovviamente. Da allora questo titolo è tornato più volte in ballo quando si è trattato di pensare a nuove pellicole da girare, ma mai è riuscito a divenire qualcosa più di un progetto. Fino ad oggi.
250 milioni di dollari. Non può definirsi la più costosa produzione di sempre ma poco ci manca. Tutti soldi ben spesi considerato l'immane lavoro in produzione e post-produzione. In effetti quel che più di trent'anni fa era stato considerato impossibile da girare oggi non solo non lo è più, ma soprattutto è divenuto realtà anche grazie alle illimitate possibilità del digitale e a quelle messe a disposizione dalla computer grafica. Ed ecco che Ronnie Rocket è una gioia per gli occhi e per la mente, fonde CGI e animazione per dar vita ad una favola/incubo travestita da detective story. Un colossal weird che ha già diviso a metà critica e pubblico un po' come fece il precedente INLAND EMPIRE. Se però lì si trattava di arte in movimento, in questo caso siamo dalle parti del cyberpunk e del post-industriale, della deformità e del surrealismo tra commedia e dramma, un prodotto che di commerciale ha solo l'appeal estetico ottenuto grazie al largo uso di effetti speciali. Ma cosa si aspettava la gente? Stiamo parlando sempre di David Lynch, uno che non ha mai rinunciato al proprio stile e alla propria poetica a prescindere dalla riuscita commerciale dei suoi lavori. Per la serie: meglio informarsi su cosa si va a vedere prima di comprare il biglietto per lo spettacolo delle 20:45.
Ronnie Rocket è un film che segue strade diverse, che sovrappone diverse linee spaziali (e temporali?) sbattendo in faccia al pubblico personaggi contorti quasi quanto la storia che racconta. Non sapremo mai cosa avrebbe combinato il cast pensato inizialmente dal regista: esclusoMichael J. Anderson (nei panni di Ronnie) mancano tutti, da Isabella Rosselli ai defunti Dannis Hopper e Jack Nance (R.I.P.). Ammetto però che Rooney Mara (nel ruolo di Deborah), Justin Theroux (il Detective) e tutti gli altri attori (tra cui Laura Dern, un Mickey Rourk in splendida forma e un magnifico Ryan Gosling) sono perfetti nei ruoli a loro assegnati. La fotografia di Peter Deming è cupa quanto basta, straniante ed elegantemente malsana. Il solito Angelo Badalamenti cura la colonna sonora, tra rock ed elettronica, con l'ausilio della musa Chrysta Bell e dello stesso Lynch. Quasi una sinfonia elettrica che accompagna una storia che si dilata e si prende tutto il tempo di cui ha bisogno - 230 minuti - tra nani, eletticité e uno stile borderline riconoscibilissimo.
Tra sogno e realtà, fantastico e orrore, Ronnie Rocket è il viaggio in un mondo assurdo in cui si accumulano volti e idee, ironia e suspance. Stranezze e possibilità. Un mistero da risolvere, passando da Twin Peaks a Mulholland Drive per arrivare a qualcosa di mai visto prima: l'apice della poetica di un artista. E fa niente se non tutto viene spiegato, se il non-sense dilaga e il finale diventa l'ennesima occasione per dar vita a un nuovo inizio. Delle strade che il regista sceglie non si intravede la fine oppure sono vicoli ciechi in cui si rimane imprigionati. Non importa se i misteri rimarranno tali o se questo gioco di scatole cinesi apparirà incoerente. Abbandonatevi all'irrazionalità del cinema: questo è un ritorno che vale una carriera. Grazie David Lynch.
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