“In Italia, dopo un anno all’estero, ci sono tornato, con tutte le buone speranze del mondo. Quindi ho la coscienza a posto, perchè provarci – ci ho provato“.
E’ netta e non lascia spazio a pentimento alcuno la posizione di Adriano Farano, 32enne imprenditore e startupper in Silicon Valley, con la sua nuova avventura Watchup. A dispetto della giovane età, Adriano ha alle spalle una lunga carriera come giornalista ed editore: l’episodio che gli cambia la vita arriva nel corso dell’Erasmus a Strasburgo, nel 2000.
All’epoca, ancora studente di Scienze Politiche, si inventa con un gruppo di studenti il primo magazine online paneuropeo Cafebabel.com, che a distanza di oltre dieci anni continua a rappresentare la testata di riferimento della “Generazione Erasmus”. Ed è proprio in questo momento che l’Italia gli regala la più grande disillusione: “l’avventura di creare il primo media europeo andò benissimo in Francia. Sulle ali di quel successo l’anno dopo tornai a Roma, convinto di poter sviluppare il progetto. Macchè… Mi ritrovai a lottare contro un muro di gomma di nepotismo, gerontocrazia, chiusura al nuovo“. Non stupisce che a fine anno Adriano rifaccia nuovamente le valigie. Destinazione Parigi.
Nella capitale francese Adriano prosegue nell’avventura con Cafebabel (dove diventerà Ceo), lavora come freelance a Le Figaro e Le Monde (dove entrare non costituisce certo un problema, pur se straniero, a differenza dei grandi quotidiani italiani), e si lancia in un’avventura editoriale tra Parigi e Palo Alto con Owni, prima di “soccombere al fascino della cultura d’impresa americana“. Nel 2010 saluta Cafebabel e la Francia: si trasferisce a Stanford, Silicon Valley, per una “Knight Fellowship”, borsa di ricerca per giornalisti e imprenditori della formazione. Il passo verso la start-up è breve: entra a Start X, l’incubatore di Stanford, fino alla fondazione di Watchup, la prima applicazione per IPad, con la quale è possibile creare un TG in tempo reale.
“Non ho lasciato io l’Italia. E’ lei che ha lasciato me. E’ come una storia d’amore. Ci vuole mutua passione. E lei proprio non me ne dava, di amore…“, riflette ora Adriano, che individua nella mancanza di fiducia, nel nepotismo e nella gerontocrazia i mali principali del Paese.
Ospite della punta è Ivan Lo Bello, vicepresidente di Confindustria, responsabile per il settore Education. Con lui cerchiamo di comprendere come l’Italia possa tornare ad essere un Paese attrattivo per i giovani talenti (anche stranieri), al fine di frenare quella “fuga dei talenti”, che lo stesso Lo Bello ha recentemente denunciato.
Nella rubrica “Expats” vi raccontiamo il progetto “Brain Back Umbria”, che la regione ha lanciato per riconnettersi con i suoi espatriati. Ne parliamo con Anna Ascani, direttore dell’Agenzia Umbria Ricerche.
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La discussione di dicembre: “Una maggiore e più concreta integrazione università-mondo del lavoro può evitare la fuga dei talenti dall’Italia, favorendo canali sani e meritocratici di ingresso? Con esperienze reali fin da studenti? O serve anche altro?”
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