Imprenditori parlano di pagamento di tangenti a penati per affari nell’area falck

Creato il 03 agosto 2011 da Madyur

Piero Di Caterina , imprenditore , titolare dell’impresa Caronte di Sesto S.Giovanni , ha fatto saltare il banco. Di Caterina afferma di aver sborsato una montagna di soldi confronti di Filippo Penati e del suo braccio destro Vimercati.

I Pm di Monza , spulciando i documenti , hanno trovato “un foglio del miliardo di lire”. E’ un A4 dove sono contenuti i Crediti per Penati e Vimercati, scritto di pugno dall’imprenditore. Ci sono varie voci con addizioni e si chiude con un totale di 2 miliardi e 235 mila lire. In mezzo al foglio del “ libro mastro delle mazzette” campeggia il miliardo tondo tondo consegnato a Penati, forse una maxi tangente.

Lo scambio favori – tangenti è iniziato quando Filippo Penati era sindaco di Sesto S.Giovanni . Sull’area Falck e Martelli erano in ballo diverse operazioni edilizie e teneva banco , sempre in quegli anni , la gestione del Servizio integrato trasporto alto milanese, il Sitam. Venti sono gli indagati insieme a Penati , tra cui l’assessore , dimissionario, Pasqualino Di Leva.

La geografia di questa storia parte da Sesto S.Giovanni ma poi prende altre ramificazioni: la Milano-Serravalle (società che gestisce 180 chilometri di autostrade e tangenziali, con sede ad Assago), il Consorzio cooperative costruzioni di Bologna e le corsie del San Raffaele .Ma le ramificazioni portano anche all'estero. Svizzera. Lussemburgo. Le sedi dei conti alimentati dalle tangenti. Così come emerso dagli interrogatori di Pasini e Di Caterina, e con un riscontro materiale: tracce di movimenti di denaro.
L’imprenditore Pasini, nel 2007 candidato per il centrodestra alle elezioni comunali di Sesto, di una cosa è certo. «Ho pagato 4 miliardi di lire in due tranche a Di Caterina all'estero perché così mi era stato chiesto da Penati in relazione all'approvazione del piano regolatore dell'area Falck». Interessato a rilevare le antiche acciaierie, Pasini andò a chiedere a Penati della possibilità - in caso di acquisto dell'area - di «arrivare a una licenza». «Penati disse che avrei dovuto dare qualcosa al partito. Disse che a prendere accordi con me sarebbe venuto Di Caterina». Pasini spiegò di aver versato due miliardi di lire trasferendoli in Canton Ticino con mediatore l'indagato Vimercati e di essersi girato un bonifico di due miliardi di lire in Lussemburgo su una banca coi soldi in un secondo tempo ritirati da Di Caterina. Il quale più volte si è lamentato per mancati introiti, per intoppi nel flusso delle tangenti. Pur conservando ricevute, cedolini, pagine con somme elencate. La contabilità del «Sistema Sesto». Ora sotto l'esame degli investigatori.

Il 66enne Binasco, principale collaboratore dell'imprenditore Marcellino Gavio, morto nel 2009, è amministratore della Milano-Serravalle. Nel mirino degli inquirenti c'è una triangolazione di denaro fra Di Caterina, Penati e Binasco. Triangolazione avente come base l'acquisizione, da parte di Binasco, di un immobile di Di Caterina a un prezzo più alto in maniera tale da estinguere un debito per conto di Penati. Penati e Binasco si conoscevano da prima. Nel 2005 la Provincia di Milano presieduta da Penati acquisì dal Gruppo Gavio-Binasco il 15% della Milano-Serravalle. Il prezzo? 8,9 euro per azione. Ogni azione era in precedenza costata 2,9 euro. L'operazione venne censurata dalla Corte dei Conti. La perizia chiesta dalla Procura ha giudicato il prezzo «congruo».

La Procura ha indagato un'altra persona del mondo del centrosinistra. L'architetto Renato Sarno. Il 65enne Sarno, ex dirigente del Comune di Sesto, ha disegnato per don Verzé il «San Raffaele Quo Vadis», l'ospedale «del benessere» che il nuovo Cda dell'ospedale schiacciato da un miliardo di euro ha messo fra le priorità degli investimenti da tagliare. Nell'ufficio di Sarno, durante le perquisizioni, è spuntato il file in formato Pdf dal titolo «Documento finanziamento sig. Penati». Fu Sarno l'intermediario di quella triangolazione con Di Caterina e Binasco. In mezzo ad altro materiale, nell'ufficio dell'architetto c'erano le cartellette «H.S.R. San Raffaele» e «Serravalle».


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