Non mi riusciva proprio di trovare una motivazione.
Non una seria, almeno.
Poi mi è venuta in mente Lei: la mia Prof di latino e greco.
Sempre di corsa, sempre sepolta dai libri, con quel modo strano di parlare;
una donna che, mentre ti interrogava, si perdeva nei suoi pensieri e noi tutti immaginavamo che ponderasse cosa cucinare per pranzo a Ottavia, sua figlia.
Ottavia che un giorno le aveva rovesciato addosso un'intera moka di caffè bollente, provocandole un'ustione di secondo grado.
Una donna che usava le sue domeniche pomeriggio per portare noi rintronati a Milano, al Piccolo, per vedere il Prometeo Incatenato o Le Baccanti di Ronconi.
Capace, più di quanto desse a vedere;
divertente e colta.
Ci spiegava che Marziale era incazzato di quella rabbia propria di chi non entra a far parte del "magna magna generale".
Ci siamo scritte in questi anni lunghe lettere che non parlavano di niente.
Incasinate e mai lineari, come noi e la strada del perenne miglioramento.
Io detesto tornare nel mio liceo, perciò non sono andata a trovarla. Ma l'ho invitata all'inaugurazione del negozio, a fine febbraio.
Poi, a maggio, una mail:
Carissima S, mi sono evoluta (come i pokemon, direbbe mio figlio) perché se aspetto di trovare il tempo di scriverti forse saro' reincarnata in gatto o foglia di betulla. Ti ho trovata splendida quella sera dell'inaugurazione, quasi irriconoscibile (potresti avere tutto l'universo maschile ai tuoi piedi!) ma sempre autentica ed anticonvenzionale dentro la convenzione. Martedì se il vulcano mi lascia partirò con una classe per Siracusa per il festival del teatro antico. Ti penserò intensamente vedi se avverti vibrazioni che non siano del cellulare. Al ritorno mi piacerebbe invitarvi a cena, anche se sono una cuoca monomaniacale (solo torte per un mese, solo primi etc) ma ce la caveremo.
Un abbraccio,
P.
Non ci siamo più viste o sentite: forse è andata in iperglicemia.
E io ho seguito l'esempio di questa donna.
Aveva ragione mio padre, avrei dovuto fare l'avvocato o il commercialista.