© Fabio Volonterio
Ero incuriosita da questo nuovo (ennesimo?) Festival della piccola e media editoria indipendente.
Ci sono stata sabato, dalle 11.00 di mattina fino alle 16.00 circa di pomeriggio.
Il Festival era composto da due parti: una di incontri, un'altra di fiera. Quest'ultima si sviluppava sui tre piani della biblioteca, occupando a piano terra la zona dell'emeroteca, al secondo piano quella dedicata alla lettura dei bambini, al terzo quella riservata ai computer, in totale tre "stanzone". La zona degli scaffali di libri non è stata "intaccata", anche se in mezzo sono state sistemate strategicamente alcune "zone-incontri": si poteva parlare con gli autori in mezzo ai libri e seduti su comode poltroncine.
La mie impressioniForse ho scelto l'orario più infelice per visitare il festival, infatti gli stand degli editori erano semivuoti, la biblioteca un po' meno; in giro ho visto solo "addetti ai lavori", riconoscibili dalla cartelletta rossa e/o dal pass "espositore", e pochi, pochissimi, visitatori. Quindi mi son chiesta subito se la gente sapesse dell'esistenza del festival, la mia risposta è stata: no. Ho mandato qualche sms a qualche amico ( lettore ) della zona (non della più remota regione d'Italia, ma di Cinisello Balsamo e di Milano) e tutti son cascati dalle nuvole. Perché i lettori (non blogger, ma solo lettori) non sapevano di un evento a due passi da loro? La pubblicità è l'anima del commercio, si diceva una volta. Comunque, il mio intento era visitare il Festival e il centro culturale Pertini, come appassionata di libri; agli incontri programmati non sono andata, non m'interessavano particolarmente, tranne uno che si teneva troppo tardi per me (Narrativo presente). Ho gironzolato tra i vari stand ma niente ha attirato particolarmente la mia attenzione nonostante la notevole proposta dei più svariati generi (narrativa, bambini, fumetti, horror, saggi, poesie...), anche se mi son ripromessa di leggere qualcosa di Miraggi Edizioni perché ogni volta che vedo i loro libri ne rimango affascinata. Una cosa che mi ha colpita negativamente è come a volte i piccoli editori, che dovrebbero in teoria puntare sulla qualità della loro opera per distinguersi dalle grandi che possono permettersi di pubblicare schifezze, tentino di imitare i grandi proponendo brutte copie di brutti libri. Che senso ha che tu piccolo editore provi a vendermi un libro dicendomi "è proprio come quello che fa *nomecasaeditrice*, lo stesso stile tipografico e la stessa idea di collana!"... e allora perché dovrei comprarlo da te?
Una volta visitato tutto il Festival ho gironzolato nel "Pertini", constatando che è veramente un'ottima biblioteca di pubblica lettura.
Alcuni numeri che mi hanno impressionata:
4000 mq di superficie al pubblico,
78.000 volumi,
8700 dvd,
450 posti a sedere,
un auditorium di 200 posti,
63 ore di apertura settimanali compresa la domenica,
... e molto altro.
E poi: ampi spazi, numerosi scaffali ad un'altezza ragionevole, scaffali a terra come in fumetteria nella zona fumetti, poltroncine comode, ampi tavoli per lo studio, zona computer, wi-fi, zona dvd e zona musica, ampio spazio bambini, emeroteca degna di questo nome, zona ristoro piacevole. E tanta luce. Dimenticatevi le squallide e oscure biblioteche della vostra infanzia, il Pertini è bianco, luminoso, caldo. Ci passerei le mie giornate. Una volta terminato il breve tour, mi sono accucciata in una poltroncina e ho fatto quello che mi riesce meglio, leggere.
Però non è che riesci a leggere benissimo ad un Festival, succede che vedi la gente passare e senti la gente parlare, senti editori scontenti che tra loro e loro borbottano che al Festival c'è solo gente del settore e blogger. Niente di più vero. Ho visto gente sorridersi, abbracciarsi, come se fosse una di quelle rimpatriate tra vecchi amici, peccato che fosse un Festival.Ma cosa si fa di preciso ad un Festival ?Beh, stando a quello che ho visto/fatto a Mantova si fanno incontri e eventi con autori, si ascolta, si parla. Quindi forse sarei dovuta andare agli incontri...ma qui si cade in un circolo vizioso. Si parla e si discute di cosa ? Delle solite cose spesso. Questi incontri, per quanto siano interessanti, spesso sanno di auto-referenzialità. Sono esperti del settore che parlano ad altre persone del settore. Certo parlare e discutere sulle svariate questioni letterarie è molto interessante, però secondo me così si spreca una buona occasione come un Festival per promuovere davvero la cultura, per invogliare davvero la gente normale ad interessarsi ai libri. Non è questo il problema più grave? Il costante calo del numero di lettori ? Bisogna coinvolgere la gente. Mentre ciondolavo per la biblioteca come un ragazzino di 14anni, ho visto tanta gente entrare e tanta gente uscire: prendevano i propri libri a prestito e uscivano, incuriositi e stupiti dall'evento, ma pochi si fermavano. E d'altronde posso capirli, immagino che a un lettore normale interessino poco le grandi questioni letterarie. Certo poi la gente che andava agli incontri c'era, ho visto diverse fotografie qua e là e la gente non è certo mancata, ma la domanda che mi sorge è: che tipo di lettori erano? Come sono venuti a conoscenza dell'evento?
Secondo me iniziative di questo tipo ha successo quando riescono a coinvolgere anche le persone che normalmente non sono vicini al mondo del lettura, persone che scoprono che ascoltare un autore parlare della propria può essere piacevole.Se sono sempre i soliti lettori, i soliti addetti al lavoro a partecipare e parlare...ha senso continuare a parlare per noi stessi ?
In biblioteca c'erano ragazzi che cercavano d'ignorare il brusio mentre tentavano di studiare, c'erano signori che cercavano di leggere i giornali rintanandosi nei posti più isolati, gente seduta qua e là alla ricerca del proprio angolo di lettura. Scegliere il Pertini come luogo del Festival è stata, secondo me, un'arma a doppio taglio: da una parte è un'idea azzeccata perché quale luogo è più adatto di un centro culturale per un Festival ?
Ma di contro, un utente potrebbe esser portato anche a pensare: perché comprare un libro quando qui ne posso leggere tantissimi altri gratis ? E' stato scelto il Pertini perché con questo Festival si è voluto sottolineare il fatto che biblioteche e editori possono essere alleate all'interno della stessa filiera. Verissimo, infatti è stato sottolineato come gli utenti della biblioteca acquistino il 10% in più dei non utenti; per questo si è voluto dare ai piccoli editori una visibilità che solitamente non è concessa nella filiera commerciale. Però al di là di tutto, in questi giorni il Pertini è stato usato solo come edificio, un (bel) luogo come un altro dove i piccoli editori hanno provato a vendere i loro libri.
In conclusione direi che come prima edizione è stata ben pensata, anche se secondo me ha buone probabilità di riuscire ancora meglio in un'eventuale II edizione se editori e bibliotecari collaborassero davvero. Non basta offrire lo spazio: a mio parere se si vuole davvero promuovere la piccola editoria si devono creare altre iniziative, più mirate, dei percorsi durante l'anno che abbiano come naturale "conclusione" il Festival, oppure come inizio per creare altro. I lettori normali devono essere coltivati tutto l'anno, non solo in qualche occasione particolare.Sento di dover comunque sottolineare che il mio giudizio è parziale, d'altronde ho avuto occasione di andar solo sabato. Inoltre è offuscato in parte dal confronto con la Rassegna della Micro Editoria di Chiari, simile nello spirito, ovvero promuovere la piccola editoria di qualità, e nelle proposte, ovvero incontri con autori e incontri professionali per editori, ma diversa per anni di esperienza, a Chiari era il 10^ anno, e per il coinvolgimento dei diversi pubblici: bambini, scolaresche, appassionati di musica e d'arte per il concerto serale e per la mostra nelle scuderie. A Chiari dalle 14.30 in poi la gente arrivava a vagonate: sempre il sabato, alle 15.30 Villa Mazzotti scoppiava letteralmente di gente, dovuto anche alle numerose famiglie che portavano i bambini alla caccia al tesoro e alle letture animate no-stop fino a sera. Sono un Festival e una Rassegna con intenti simili, ma diversi nei modi di proporsi. Il mio augurio è che in futuro questi piccoli festival, rassegne, fiere trovino l'occasione di coordinarsi e organizzarsi meglio: che si provi a cooperare per dar vita a un progetto comune di cultura del libro che possa esser portato avanti con continuità.