Viva preoccupazione per le ricadute negative dell’Imu sulle imprese e l’appello ad applicare l’aliquota più bassa consentita (0.76 per cento) ai fini del saldo 2012. È l’appello di cinque associazioni di categoria delle imprese che sottolineano come l’aliquota Imu – mediamente più elevata rispetto all’Ici – andrà a incidere pesantemente sui costi fissi delle aziende gravati, oltre che dalla crisi, dai tanti balzelli che già sovraccaricano le imprese. Con l’aliquota dell’1 per cento applicata dal comune di Perugia, ad esempio, una struttura alberghiera di medie dimensioni pagherebbe il 90 per cento in più rispetto all’Ici applicata lo scorso anno. Un aumento di portata simile riguarda anche le altre tipologie di immobili di impresa. Con la riforma, la norma istitutiva dell’Imu prevedeva da parte dei Comuni la facoltà di ridurre le aliquote sino alla metà. Nell’Imu sperimentale, applicabile dal 2012, la riduzione resta discrezionale, con un limite minimo di aliquota dello 0,76%. Ma se si osserva la situazione di alcuni comuni della provincia di Perugia, che hanno già deliberato la nuova tassa, si nota un notevole incremento d’imposta, fino ad oltre il 50%. Le associazioni locali che rappresentano le imprese (Confindustria, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti) sono unanimi nell’esprimere contrarietà all’applicazione di un’aliquota Imu superiore a quella base stabilita dal Governo, e preoccupazione per le conseguenze che si ripercuoteranno sulla capacità produttiva delle imprese. Paradossale è la situazione che si trovano a dover affrontare le aziende del settore delle costruzioni: imporre l’Imu sulle abitazioni invendute è come far pagare alla Fiat la tassa di circolazione prima ancora che l’auto sia immessa sul mercato. Una progressione nell’applicazione delle aliquote, unita ad una riduzione dell’aliquota per le case invendute e ad una diminuzione dell’Imu per le sale cinematografiche e teatrali, come già stabilito, ad esempio, dal Comune di Bologna rappresenterebbero segnali positivi di attenzione verso le attività produttive che hanno sempre contribuito il maniera significativa alla ricchezza del territorio e che sono messe a dura prova dalla situazione economica, dalla stretta del credito e dalla pesante imposizione fiscale. Razionalizzazione della spesa pubblica e recupero delle risorse: questo è lo strumento che deve essere attivato subito. È, infatti, privilegiando la cosiddetta spending review che si può contenere, soprattutto ora, la pressione fiscale. Le imprese, per poter continuare a generare ricchezza e a svolgere la loro funzione sociale, hanno in questo momento bisogno di non essere ulteriormente gravate con inasprimenti fiscali che finirebbero per penalizzare eccessivamente la parte produttiva dell’economia locale.