Ingranaggi burocratici ostili, regole complesse, labirinti normativi: la vita del contribuente italiano si articola alla stregua di un viaggio infernale inframmezzato da molteplici insidie. L’ultimo (ed ennesimo) episodio di questa “fiction” reale (troppo reale) è quello relativo all’IMU su terreni agricoli.
Cosa è accaduto? È presto detto: sul portale internet del Dipartimento delle Finanze ha fatto improvvisamente capolino il decreto che trasforma, con metaforica bacchetta magica, in “pianeggianti” i terreni cd. “ex montani” in migliaia di Comuni: imponendo, in tal modo come diretta conseguenza, il pagamento ai proprietari dell’IMU retroattiva su tutto il 2014.
Il decreto che c’è (e non c’è)
Le nuove regole contenute nella bozza di decreto (non ancora pubblicato in Gazzetta) ampliano il raggio d’azione dell’IMU a tutti i terreni nei Comuni con “altitudine al centro” fino a 280 metri. Ma non soltanto: nelle località in cui l’altitudine si colloca tra i 281 e 600 metri viene comunque imposto il pagamento qualora il proprietario non sia un coltivatore diretto o un imprenditore agricolo professionale. Pertanto l’esenzione totale permane soltanto dai 601 metri in su.
Per comprendere l’antefatto leggi l’articolo IMU terreni agricoli: in arrivo la nuova mappa delle esenzioni.
Cosa cambia?
1946 comuni perdono di fatto l’esenzione totale in vigore fino a ieri, mentre in altri 2568 enti l’IMU sarà evitata soltanto dagli agricoltori professionali. Un piccolo terremoto, che si traduce in un aggravio del prelievo fiscale per i proprietari di terreni residenti nel territorio di questi comuni.
Un problema di tempistiche
Ora emerge un problema di tempistiche: secondo i rappresentanti di Assosoftware, l’associazione nazionale dei produttori di software gestionale e fiscale “è materialmente impossibile acquisire in pochi giorni i dati di qualche milione di agricoltori che non sono mai stati coinvolti nel pagamento di questa tassa: bisogna rileggere le delibere dei Comuni interessati, si devono modificare i software di calcolo e le procedure che consentono il pagamento con F24 e le altre modalità, e non finiremo prima di gennaio”. Sempre secondo Assosoftware sarebbero infatti “qualche milione” i proprietari coinvolti nel cambiamento, con la scadenza per il pagamento collocata al 16 dicembre.
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Terreni agricoli: una situazione assurda
A lanciare l’allarme sono anche i rappresentanti di Agrinsieme, che in un comunicato affermano: “Dal sito Internet del ministero delle Finanze abbiamo appreso della prossima pubblicazione del decreto di revisione delle aree di esenzione IMU per i terreni agricoli previsto dal Decreto Legge 66/2014 che obbligherà milioni di possessori di terreni ubicati in oltre 4mila comuni italiani al pagamento dell’Imposta Municipale entro il prossimo 16 dicembre 2014. Mancano appena 13 giorni alla scadenza, non c’è ancora il decreto ufficiale e dobbiamo apprendere dal sito che comunque il pagamento dovrà avvenire inderogabilmente entro il giorno 16”.
L’assurda situazione è l’agghiacciante conseguenza di un decreto attuativo emesso troppo tardi (il cambio di regole era già stabilito dal Decreto 66/2014 dello scorso aprile, e il suddetto decreto era atteso per settembre): e adesso cosa succederà?
Le proteste
Il parere dei professionisti non è travisabile: il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti Gerardo Longobardi, con riferimento alla “volata” dei versamenti parla di “ennesimo tour de force con l’acqua alla gola, con l’aggravante di un’attività che andrà svolta a mano perché mancano i supporti: si auspica che questo sia l’ultimo episodio di un annus horribilis per la fiscalità immobiliare”.
Nel frattempo sul fronte sindaci spiccano le dichiarazione del sindaco di Fabriano Giancarlo Sagramola il quale, collegandosi anche al tema della eliminazione del fondo di solidarietà, afferma: “L’ulteriore balzello dovrà essere pagato entro il 16 dicembre data di scadenza dell’IMU. Un provvedimento che penalizza i cittadini dell’Appennino”. E i sindaci dell’Anci Sardegna annunciano di voler impugnare il decreto e giungere dinnanzi alla Corte Costituzionale.
A cura di Marco Brezza