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Innestò la retromarcia. L'uccello volò via, spaventato, le nuvole si richiusero. E la macchina ripartì, diretta verso il centro. Tutto sommato, pensava, non era neppur vero che il mancato appuntamento col cliente fosse un evento da potersi considerare così alla leggera... i tempi prima del processo ormai stringevano. E quell'uomo non collaborava, no, non collaborava affatto. Sarà perché sono un avvocato d'ufficio, sarà che mi crede un imbecille che non trova niente di meglio da fare, non immagina che ce ne siano, come me, molto più bravi di quelli di grido che possono scegliere d'intendere l'avvocatura come io ho fatto. E di andare incontro a chi gli avvocati non se li può permettere. E poi, quest'ebete, se collaborasse, io lo so, potrei salvarlo. L'accusa principale è d'omicidio: beh, non c'è cadavere, non c'è nessuna prova che quella donna fosse là dentro al momento dell'incendio. Testimoni l'hanno avvistata successivamente. Forse, più semplicemente, non vuole farsi difendere. Ma perché? Il fatto è che, secondo me, la sua ragazza era da un bel po' che voleva darsela a gambe levate, e quale occasione migliore di questa per sparire? Via, da questo pazzo. Che vorrà morire in galera. Certo, quella potrebbe dare almeno un segnale, dire almeno: non m'ha ammazzato nessuno, state tranquilli, io sto al posto mio e non mi seccate, ma finita qui, per tutti. Ma no, tace. Forse si vuole vendicare, va a sapere cosa c'è dietro. Sì, l'avvocato delle cause perse, sono, io, ha ragione mia moglie quando dice: eccolo l'avvocato del povero diavolo. Il fatto è che quella non la troviamo da nessuna parte, nessuna prova concreta del suo passaggio, può pure essere che le sia successo qualcosa davvero, dopo. Dopo. Fa presto mia moglie a dirmi: Accetta questa o quell'offerta, che offerte da studi anche importanti ne ho avute, è che io, un po', è come se mi sentissi in missione, sento di dover seguire una strada, di avere un motivo, e lei mi ripete sempre: avremmo più soldi, potremmo trasferirci in campagna, finalmente, che certo, la città era solo una sistemazione provvisoria, e poi ce lo siamo dimenticati. Forse lui tace per una questione di soldi, di ricatto, forse sa tutto, ma perché allora non si discolpa... magari gliel'hanno rapita e lui muore in galera perché se parla gliela fanno fuori ma che senso ha?lui finisce la vita in galera e lei rimane eternamente prigioniera... e allora agisci, no?perché che senso ha a quel punto, morta lei, morto lui, morti tutti, che differenza fa, voglio dire, continuare ad amare qualcosa che non puoi sapere se esiste davvero da qualche parte, o che davvero non esiste... per tutta la vita... perché poi, come dice mia moglie, sì, è bello, ci trasferiamo in campagna, con i bambini che crescono è proprio l'ideale, ma intanto temo che quelli sian già cresciuti, e per di più io dovrei continuare a vivere in città, perché il lavoro in uno studio legale è qui, io mica potrei permettermi di fare il pendolare così, otto ore al giorno in macchina, a cosa servono i soldi, una casa grande, la campagna, se poi non possiamo stare insieme, e a questo neppure lei trova nulla da ridire, e ti credo. Zitta. Come quello là in galera. Che poi, dico sempre, a che serve mettere uno in galera se è vero che lo vuoi reintegrare nella società, così facendo lo disintegri, altro che, e se non fosse altro che è tutta vendetta, faresti meglio a trovargli un lavoro decente che sarebbe tanto di guadagnato per tutti, Ma come?dice mia moglie, Eh, bella cosa sarebbe!in un momento in cui per di più quei pochi che lavorano sono insoddisfatti della propria attività perlopiù indecente, in questi tempi di vacche magre e disoccupazione dilagante, uno ti pianta un coltello in pancia ed il lavoro, pure un lavoro decente, glielo trova lo stato, la Grande Società, e a quel punto lì tanto vale che ad un omicida diano una medaglia al valore, ad uno stragista un ricco vitalizio. E, escluse esagerazioni, ammetto che a questo argomento, sono io a non sapere cosa rispondere.
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