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In albis - 19 -

Da Nivangiosiovara @NivangioSiovara
IN ALBIS - 19 -Io, a volte, non ricordo più se i miei occhi sono neri o blu. Non ricordo la forma della mia faccia e quanto siano lunghi i miei capelli. Me li devo toccare. Oppure mi devo guardare allo specchio. Vedi? Non è che io sia vanitosa come dite. Non m'interessa davvero di stare a guardarmi. Lo faccio per ricordarmi come sono. E' perché quanto farò vorrei che m'assomigliasse.E' ciò che riferì al fratello, un giorno, dopo aver pianto per un intero pomeriggio per essere stata definita grassottella dal padre. Ecco, è per questo che ho tanto pianto, mi son così disperata, non tanto perché il papà mi ritenga grassa, ma perché tutti pensano che dandomi della brutta o della rotondetta mi faranno piangere. A me non interessa, sul serio. Voglio dire: sono davvero grassa?ok, allora vorrà dire che mangerò di meno. Ma piango... perché so che dicono quelle cose per farmi piangere. L'episodio raccontato dalla bambina certamente rientrava in quella normale quotidianità famigliare così ovvia, tanto che saremmo tentati di dire che la famiglia altro non è che un particolare tipo di quotidianità, un genere di schemi che ripetutamente intercorrono fra i vari membri del gruppo, ripetitività rassicurante: corto circuito della commedia dell'arte, finisce per rappresentare la famiglia più di quanto non facciano i membri stessi di questo gruppo. Ma qualcosa rese la cosa strana ai più, e agghiacciante agli occhi del padre: fu la reazione finale della bambina, che, ormai consolata da tutti dopo essersi disperata per un'intera giornata per essersi presa della grassottella, ricevuto il bacio della buonanotte, esclamò in faccia al genitore: Io ti maledico. Mi vendicherò per avermi fatto piangere. Quelle che si potrebbero definire parole piuttosto pesanti, dette da una bambina. Il papà ci rimase così male che passò del tempo prima che trovasse il coraggio per riferirlo alla moglie, la quale, dopo una breve, silente, meditata riflessione, così sentenziò:Sai, quella bambina ha il cuore di un animaletto selvatico. Per questo è così cara e sensibile.Se sensibilità è minacciare e maledire il proprio padre...Ma è quella purezza, quel modo di fare che hanno solo gli animali...Allora forse sarebbe più consono se la facessimo vivere in cortile.Non c'è luogo in cui non riuscirebbe a farsi circondare dall'affetto di tutti.Ma se non le dimostri l'affetto nel modo in cui vuole lei, ti maledice.Maledice il male nel bene che gli si da.Il fratello, tempo dopo quella buonanotte così turbolenta, l'avvicinò per lodarla.Sei stata brava, nonostante tu abbia detto quelle cose brutte al papà, poi so che in cuor tuo l'hai perdonato e non ti sei vendicata.In cuor mio – rispose lei – l'ho perdonato. Ma solo perché me ne sono vendicata.No! Sei troppo impulsiva. Dovresti pensare un po' prima d'agire.Se penso troppo mi uccido l'anima. Insomma... cos'hai fatto?Gli ho rubato delle mentine che aveva in tasca. Le vuoi?Non mi piacciono le mente.Ma queste non sanno di menta.Allora dammene una. E poi?Gli ho sputato nelle scarpe. Ho immerso il suo rasoio nella tazza del bagno piena della mia pipì. Poi ho preso il cestino della biancheria e l'ho ribaltato.Ma questo avrà fatto arrabbiare la mamma.Forse sì. Sicuro.E cosa c'entrava?Niente.Ed il papà cosa t'ha detto?Niente.E adesso sei tranquilla?Certo. Porgila tu, l'altra guancia. Se ce l'hai.
E' proprio una strana bambina. Assomiglia tutta alla mamma. Non che con questo si voglia dire che la mamma sia cicciottella. No. Non sia mai.

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