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In albis -23-

Da Nivangiosiovara @NivangioSiovara
IN ALBIS -23-Peccato, ragazzi, credo proprio sia ormai giunta l'ora di prendere e partire Partire? Partire, bambini... non sentite?l'aria è fresca, ormai, il sole sta calando Calando?ma se è ancora là, a metà del cielo Cielo!dico, è ora, davvero, o arriveremo a notte fonda Fonda tutta la sua vita sul ticchettio, sullo scoccare dell'ora Ora no, mamma, papà, vi prego! Prego io voi... davvero... e cosa pensate, di poter restare qui anche di notte? Notte?ma non è notte, ancora pochi minuti Minuti, silenziosi, nascosti e bianchi i miei angioletti salvatori stanno Stanno esagerando, adesso, cara, non potresti dir loro qualcosa anche tu? Tu hai sempre fretta, se anche ci attardassimo un poco non succederebbe nulla, per una volta Volta del cielo proteggici Proteggici volta del cielo Cielo, casa dei miei angioletti, ciao, torno alla mia, ora, di casa, ci rivedremo Rivedremo tutto il nostro programma, allora, se ci dobbiamo fermare ancora Ancora... non voglio che litighino, non voglio Voglio solo dire che pochi minuti non avrebbero fatto tutta questa differenza Differenza che hanno ormai fatto da che è qualche minuto che stiamo qui a discutere, o no?li avete avuti, ormai, i vostri minuti, andiamo Andiamo Andiamo Andiamo a casaDavveroi grandi vogliono che si torni a casa, cielo, nuvole...angioletti, guardatemi, vi faccio ciao con la maninaricordatevi di me ,tornerò, tornerò... torneremo presto.Io vorrei essere buono come voi. Vorrei essere fra di voi, nascosto, stare a guardare i bambini nei prati, alla domenica. Noi adesso andiamo a casa. Là dove vado, dove dormirò, voi non mi potrete vedere, c'è di mezzo il tetto, attraverso al tetto non mi potete vedere... E' quella la differenza grossa fra là e qui. Qui non c'è il tetto, là ci sono persino i muri, e buchi nei muri, che ti illudono che ciò che c'è fuori si possa avere un poco anche dentro. Guardatemi finché potete, angioletti, io vi penserò. Ci vediamo presto.Adesso andiamo a casa.
Da un momento all'altro, in un attimo, i quattro componenti di questa bella famigliola si ritrovarono trasportati a casa, veloci, nella loro autovettura, i bambini con la faccia spiaccicata al vetro a chiedersi perché non si riuscisse a superare la luna, la madre con lo sguardo dritto, vuoto, rivolto alla strada prima grigia e poi nera, ed il padre, lucido, preciso, concentrato nella guida, a sua volta condotto da un solo pensiero, che danzava al ritmo del ticchettio della freccia: arrivare ad un orario decente. Decente l'orario, ma non la cena, sia chiaro fin da subito, e benché neppure lui ormai s'aspetti più di lievitare di gioia grazie all'amorevole gastronomia coniugale, di certo non può immaginarsi quali esotici ed atroci condimenti quel nostro non dimentico intruso ha apparecchiato per i suoi ospiti. Tutti i più infidi ed inodori veleni che madre natura abbia saputo creare, lui li ha sciolti nei cibi di casa. E mentre il povero suo aiutante, il topolino, scorrazzava dentro e fuori per rifornire il suo padrone di una sempre pronta, nuova dose, quello intanto iniettava, immergeva, cospargeva, immetteva, spruzzava. Tanto febbrile era l'azione del topolino, tanto calma ed impassibile – professionale, diremmo – era quella del candido ospite, grand maitre di turno, nell'assegnare ad ogni alimento in dispensa il giusto veleno. Infidi, anche, si è detto, di questi veleni, perché non certo di quelli che portano alla morte, ma all'apatia, alla follia, e, alle volte, ad una smisurata, incomprensibile, esagerata e spesso condannabile gioia.

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