Da novembre 2010
Cristiano Cavina ha conquistato il pubblico in tutta Italia.
Gira come una trottola per scuole, piazze e teatri e ovunque lascia il segno con la sua freschezza, il suo talento di narratore.
Nel 2009, con I frutti dimenticati, è entrato nella selezione del Premio Strega, ha vinto il Premio Vigevano davanti ad Antonio Scurati e Lidia Ravera, ha vinto il premio Castiglioncello con standing ovation della giuria popolare.
C’è la persona di immediata simpatia, sempre più amata. C’è il nuovo romanzo che si poteva sognare: con la sua scrittura potente racconta una storia vicina alle origini, popolare, ma al di fuori della sua esperienza personale; ambientata nella valle del Senio, ma il vero scenario sono le
cave e miniere d’Italia, d’Europa, del mondo.
La cava è grande, una voragine nella montagna, un gigantesco anfiteatro greco.Non ci credevano, invece a furia di scavare hanno davvero abbassato la montagna.Guidano veicoli che ondeggiano come navi, più grandi delle loro case. Ci entrano giovani, si ricoprono di polvere: Edmeo e Cavalletta hanno cominciato con quattro braccia e ne sono usciti con uno solo, il sinistro di Cavalletta.
Risalgo le curve con il mio camion, verso il tramonto, il braccio fuori del finestrino. I gradoni di pietra della cava diventano sempre più rossi.
A casa mi aspetta la Sabri, che fischietta dopo l’amore, le figlie Nora e Nicoletta, e un ometto che tutto insieme farà quindici chili a dir tanto.
Quel colore della pietra rossa a noi camionisti non è mai piaciuto.
Non ti ci abitui nemmeno se lo vedi tutti i giorni. Non è il colore che il buon Dio ha dato alla pietra, se posso dire la mia.
Pacman
Nostradamus
Magical Cat Adventure
Snake