In queste ore, rese sempre più drammatiche dalle continue scosse di terremoto che da giorni devastano il territorio dell’ Emilia Romagna, i vertici dei partiti politici più rappresentativi, lungi dal mostrare un qualsivoglia interesse nei confronti delle popolazioni terremotate – si veda la parata fasulla di sabato scorso -, stanno già preparando le strategie per la prossima campagna elettorale (2013). La situazione ai nastri di partenza è molto semplice. Nell’ area del centro-destra, già dalle dimissioni del Cavaliere, si sta preparando una legittimazione al vertice. Angelino Alfano in qualità di segretario non destava e non desta particolari entusiasmi. Parrebbe questo il motivo di una possibile scissione interna al PDL, con il gruppo dei dissidenti che trova nel capogruppo al senato Cicchitto il suo più valido esponente. Il movimento pidiellino conferma quello che da tempo si sa: il partito del Cavaliere è nulla senza il Cavaliere stesso. Il che è un bel problema in termini di leadership e di ricambio generazionale. Comincia a diventare verosimile una scissione di quello che doveva essere ( ma non è mai stato) uno degli esempi più fulgidi del movimento popolare europeo. Nell’ area del centro-destra andrebbero annoverati anche Casini e Fini. In attesa di capire cosa faranno da grandi e, soprattutto, se avranno in animo di creare un’ alleanza di centro moderata che tanto manca al proscenio politico italiano, restiamo in attesa. Se il PDL lotta per dividersi, il centro-sinistra lotta per tentare di unirsi. E’ il solito problema che sta a sinistra. Tenere insieme i vari Bersani, Vendola, Di Pietro ecc. Come spesso accade alla sinistra, le litigiosità interne sono più di forma che di sostanza. La questione vera sono i programmi, le idee. Se non c’ è pieno accordo su questo è inutile accapigliarsi su chi tra i suoi vari esponenti debba essere il punto di riferimento per l’ elettorato logoro ( oramai) di centro- sinistra. Per quanto riguarda la Lega Nord, si può dire che essa sta conoscendo un “naturale ridimensionamento”. Le ultime vicende, gli scandali finanziari e l’ assenza, anche in questo caso, di ricambio generazionale hanno palesato tutti i limiti e i rischi che può avere la trasformazione di un movimento regionale in un partito politico. Buona parte dei leghisti è formidabile se parla di orgoglio lombardo, gorgonzola e di nazionale di calcio padana; più complicato è parlare di programmi, di federalismo ( che non sia solo prendersela con Roma ladrona) ecc. Per questi motivi prevedo alle prossime elezioni un remake di quanto già visto nelle ultime amministrative. Migliori sono le condizioni del Movimento a Cinque stelle di Beppe Grillo. Che il miglior partito politico in Italia sia quello di Grillo che fa dell’ antipolitica e del qualunquismo i suoi cavalli di battaglia, rende bene l’ idea dell’ esaurimento di contenuti e idee della politica italiana. Il successo di Grillo è stato ampiamente studiato, analizzato, sviscerato. La verità è che in esso non c’è nulla di nuovo. Per questo piace tanto ed ha un così largo seguito. Perché i grillini incarnano il carattere qualunquista dell’ Italiano medio. Le sue frustrazioni, il suo disinteresse, storicamente sempre presente e solo qualche volta sottaciuto, per la cosa pubblica. Nel tono di voce di Grillo, nella sua gestualità teatrale, una fetta di elettorato vede proiettata, in altre parole, tutta se stessa con vizi e virtù. Non mi va nemmeno di prendere in considerazione l’ ipotesi di un governo Monti bis, che pure sta girando in questi giorni. A prescindere dall’ operato del suo governo, in fondo, Mario Monti e un brav’ uomo e la sua è stata una parentesi politica necessaria in un determinato momento politico. Nulla di più, nulla di meno. Ci si aspetterebbe dalla politica tutta un “terremoto” di idee, contenuti, riforme che sfaldasse lo stagno nel quale ci si è impantanati. Ma ad oggi ci tocca solo piangere quello accaduto in Emilia, con il suo pesante fardello di morti e macerie.
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