L'avevo ricevuto quest'inverno dagli amici dell'Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano.
Avevo scoperto Pieve Santo Stefano, risalendo il Tevere, nell'alta valtiberina toscana, in provincia di Arezzo, tra il 2004 e il 2005, inseguendo il vento.
Ed invece di trovare solo vento, avevo trovato una "Città del Diario".
Io, che scrivevo e scrivo in continuazione diari, ne avevo trovato la "capitale".
Nel luglio del 2005 feci un viaggio, un magnifico viaggio di due giorni. Ne feci un diario fotografico di 128 pagine, dal titolo "trenAretino", e partecipai al premio del 2006.
"Un piccolo spostamento, vissuto con lo spirito del grande viaggio: da Arezzo verso il Casentino e la Val di Chiana con la bici caricata sul trenino locale. Due giorni intensi, scanditi ora per ora, nel desiderio di riscoprire se stesso, fotografando stazioni e paesaggi."
Fui selezionato tra i dieci finalisti, e partecipai alla finale del premio, nel settembre di quell'anno.
Non vinsi, ma fu un'esperienza bellissima.
Lo scorso anno l'Archivio ha deciso di raccogliere, tra i diari facenti parte l'Archivio stesso, di pubblicare una raccolta di estratti di diari che hanno come protagonista la bicicletta. Ed hanno inserito anche dei brano del mio "trenAretino".
http://www.archiviodiari.it/pubblicazioni/inbicicletta.html
Stefano Pivato, Loretta Veri e Natalia Cangi (a cura di)
In bicicletta
Memorie sull'Italia a due ruote
Sogni e spavalderie di chi si inerpica nella vita pedalando col vento in faccia, paura e senso del dovere della staffetta partigiana che pedala per la libertà d'Italia, emozioni di gente comune che inforca la bici per svago o per dovere. I brani raccolti in questo volume - tratti da diari conservati presso l'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano - parlano di un mezzo di locomozione che ha rivoluzionato i costumi del nostro paese. Pericolosa incarnazione della modernità, "macchina infernale" proibita alle donne e ai sacerdoti, la bicicletta è dapprima mezzo aristocratico, al di là delle disponibilità economiche dei più. Poi, col Novecento, diviene democratica: è il mezzo di trasporto preferito di impiegati e di operai, persone qualsiasi che facilmente si identificano negli eroi di quel Giro d'Italia che inizia a entusiasmare gli animi. Parlare della bicicletta, dice Marc Augé - e lo ribadisce Stefano Pivato nel saggio introduttivo - non significa soltanto rievocare ricordi personali, ma ripercorrere una storia condivisa da milioni di altre persone. Così la dimensione autobiografica di queste pagine si apre, prende respiro e ci regala un quadro inedito della nostra storia recente. Tracciato da un punto di vista particolare e privilegiato: il sellino della bicicletta.
Stefano Pivato insegna Storia contemporanea nell'Università di Urbino. Con il Mulino ha pubblicato "Il nome e la storia. Onomastica e religioni politiche nell'Italia contemporanea" (1999), "La storia leggera. L'uso pubblico della storia nella canzone italiana" (2002) e "Il Touring Club Italiano" (2006).
Loretta Veri segue l'attività dell'Archivio Diaristico dal 1987. Ha curato la pubblicazione del diario di Orlando Orlandi Posti, "Roma '44" (Donzelli, 2004) e, con N. Cangi e B. Piccinelli, la raccolta antologica "Lontana terra" (Terre di mezzo, 2005). Dirige la collana "Autografie" (Forum Editrice).
Natalia Cangi, presidente della Commissione di lettura del Premio Pieve, si occupa dell'attività della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale dal 1991. Ha curato, con L. Veri e B. Piccinelli, la raccolta antologica "Lontana terra" (Terre di mezzo, 2005).
Bologna, il Mulino, 2009 - collana "Storie italiane" - pp. 248
L'inizio del mio diario:
Sabato 23 luglio 2005, ore 8,50. Stazione di Arezzo.
Sono arrivato in auto ad Arezzo, e la posteggio nel parcheggio all’interno della stazione. Scendo la bici e la borsa con la mia macchina fotografica. Lo zaino lo lascio. Il parcometro funziona anche sabato e festivi, quindi inserisco le monete necessarie a coprire la sosta fino alle 5 del pomeriggio, orario programmato del mio ritorno ad Arezzo. Poi si vedrà...Per giorni ho studiato l’orario delle ferrovie della LFI, La Ferroviaria Italiana, la compagnia municipalizzata che gestisce i trasporti extraurbani in provincia di Arezzo. Essa ha la gestione della linea dei pulman e della ferrovia del Casentino, da Arezzo a Stia, e della Val di Chiana, da Arezzo e Sinalunga. Sono qui per farne il mio viaggio per rotolare verso sud. Per viaggiare dentro me stesso, giù fino a cercare le distanze dentro me, i miei limiti.Ho girato e fotografato per anni, attraversato luoghi e conosciuto persone. Come capitoli dei miei racconti. Pensati, scritti, stampati e chiusi dentro una pubblicazione. Finito lì, io tornavo alle mie cose che mi stavano bene così.Poi, quasi senza accorgermene ho smesso di girare, di fotografare, di scrivere e di chiudere tutto dentro ad una pubblicazione. Così tutto è cambiato, e me ne sono accorto dopo, senza neppure rendermi conto di cosa stava succedendo dentro di me.Non so se esiste un disegno. Se le cose comunque devono andare in una certa maniera. Io ho sempre voluto credere che in qualche modo la vita che viviamo è nostra. Che essa compie i percorsi che le nostre scelte e le nostre capacità permettono e condizionano. E che queste scelte e queste capacità sono legate alla nostra storia, al nostro passato, all’ambiente in cui viviamo. Come ci sono però cose, quelle legate agli altri, quelle che non riusciamo a raggiungere, perché le ignoriamo o ci sono troppo lontane, o che spesso non accettiamo, che le scopriamo troppo tardi. E non le si sanno affrontare, anche se abbiamo ben chiaro cosa vogliamo.Così, spesso, in alcuni momenti si ha bisogno di aiuto. Di qualcuno che ci dia la possibilità di allargare il nostro piccolo orizzonte, per darci la possibilità di buttare i nostri occhi oltre il quotidiano, e permetterci di avere un’altra visuale sulla nostra vita.Molte volte non è necessario conoscersi più di tanto, avere molte cose in comune, avere degli obiettivi specifici. Basta una voce diversa, un accento diverso, il semplice racconto di un quotidiano diverso, ed ecco che l’orizzonte si sposta e se in quel momento ci guardiamo dietro, o anche dentro, ecco che alcune cose riusciamo a vederle con un’angolatura diversa, e possiamo intuire una strada diversa.
in bicicletta
Ieri sera ho iniziato al leggere un nuovo libro.L'avevo ricevuto quest'inverno dagli amici dell'Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano.
Avevo scoperto Pieve Santo Stefano, risalendo il Tevere, nell'alta valtiberina toscana, in provincia di Arezzo, tra il 2004 e il 2005, inseguendo il vento.
Ed invece di trovare solo vento, avevo trovato una "Città del Diario".
Io, che scrivevo e scrivo in continuazione diari, ne avevo trovato la "capitale".
Nel luglio del 2005 feci un viaggio, un magnifico viaggio di due giorni. Ne feci un diario fotografico di 128 pagine, dal titolo "trenAretino", e partecipai al premio del 2006.
"Un piccolo spostamento, vissuto con lo spirito del grande viaggio: da Arezzo verso il Casentino e la Val di Chiana con la bici caricata sul trenino locale. Due giorni intensi, scanditi ora per ora, nel desiderio di riscoprire se stesso, fotografando stazioni e paesaggi."
Fui selezionato tra i dieci finalisti, e partecipai alla finale del premio, nel settembre di quell'anno.
Non vinsi, ma fu un'esperienza bellissima.
Lo scorso anno l'Archivio ha deciso di raccogliere, tra i diari facenti parte l'Archivio stesso, di pubblicare una raccolta di estratti di diari che hanno come protagonista la bicicletta. Ed hanno inserito anche dei brano del mio "trenAretino".
http://www.archiviodiari.it/pubblicazioni/inbicicletta.html
Stefano Pivato, Loretta Veri e Natalia Cangi (a cura di)
In bicicletta
Memorie sull'Italia a due ruote
Sogni e spavalderie di chi si inerpica nella vita pedalando col vento in faccia, paura e senso del dovere della staffetta partigiana che pedala per la libertà d'Italia, emozioni di gente comune che inforca la bici per svago o per dovere. I brani raccolti in questo volume - tratti da diari conservati presso l'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano - parlano di un mezzo di locomozione che ha rivoluzionato i costumi del nostro paese. Pericolosa incarnazione della modernità, "macchina infernale" proibita alle donne e ai sacerdoti, la bicicletta è dapprima mezzo aristocratico, al di là delle disponibilità economiche dei più. Poi, col Novecento, diviene democratica: è il mezzo di trasporto preferito di impiegati e di operai, persone qualsiasi che facilmente si identificano negli eroi di quel Giro d'Italia che inizia a entusiasmare gli animi. Parlare della bicicletta, dice Marc Augé - e lo ribadisce Stefano Pivato nel saggio introduttivo - non significa soltanto rievocare ricordi personali, ma ripercorrere una storia condivisa da milioni di altre persone. Così la dimensione autobiografica di queste pagine si apre, prende respiro e ci regala un quadro inedito della nostra storia recente. Tracciato da un punto di vista particolare e privilegiato: il sellino della bicicletta.
Stefano Pivato insegna Storia contemporanea nell'Università di Urbino. Con il Mulino ha pubblicato "Il nome e la storia. Onomastica e religioni politiche nell'Italia contemporanea" (1999), "La storia leggera. L'uso pubblico della storia nella canzone italiana" (2002) e "Il Touring Club Italiano" (2006).
Loretta Veri segue l'attività dell'Archivio Diaristico dal 1987. Ha curato la pubblicazione del diario di Orlando Orlandi Posti, "Roma '44" (Donzelli, 2004) e, con N. Cangi e B. Piccinelli, la raccolta antologica "Lontana terra" (Terre di mezzo, 2005). Dirige la collana "Autografie" (Forum Editrice).
Natalia Cangi, presidente della Commissione di lettura del Premio Pieve, si occupa dell'attività della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale dal 1991. Ha curato, con L. Veri e B. Piccinelli, la raccolta antologica "Lontana terra" (Terre di mezzo, 2005).
Bologna, il Mulino, 2009 - collana "Storie italiane" - pp. 248
L'inizio del mio diario:
Sabato 23 luglio 2005, ore 8,50. Stazione di Arezzo.
Sono arrivato in auto ad Arezzo, e la posteggio nel parcheggio all’interno della stazione. Scendo la bici e la borsa con la mia macchina fotografica. Lo zaino lo lascio. Il parcometro funziona anche sabato e festivi, quindi inserisco le monete necessarie a coprire la sosta fino alle 5 del pomeriggio, orario programmato del mio ritorno ad Arezzo. Poi si vedrà...Per giorni ho studiato l’orario delle ferrovie della LFI, La Ferroviaria Italiana, la compagnia municipalizzata che gestisce i trasporti extraurbani in provincia di Arezzo. Essa ha la gestione della linea dei pulman e della ferrovia del Casentino, da Arezzo a Stia, e della Val di Chiana, da Arezzo e Sinalunga. Sono qui per farne il mio viaggio per rotolare verso sud. Per viaggiare dentro me stesso, giù fino a cercare le distanze dentro me, i miei limiti.Ho girato e fotografato per anni, attraversato luoghi e conosciuto persone. Come capitoli dei miei racconti. Pensati, scritti, stampati e chiusi dentro una pubblicazione. Finito lì, io tornavo alle mie cose che mi stavano bene così.Poi, quasi senza accorgermene ho smesso di girare, di fotografare, di scrivere e di chiudere tutto dentro ad una pubblicazione. Così tutto è cambiato, e me ne sono accorto dopo, senza neppure rendermi conto di cosa stava succedendo dentro di me.Non so se esiste un disegno. Se le cose comunque devono andare in una certa maniera. Io ho sempre voluto credere che in qualche modo la vita che viviamo è nostra. Che essa compie i percorsi che le nostre scelte e le nostre capacità permettono e condizionano. E che queste scelte e queste capacità sono legate alla nostra storia, al nostro passato, all’ambiente in cui viviamo. Come ci sono però cose, quelle legate agli altri, quelle che non riusciamo a raggiungere, perché le ignoriamo o ci sono troppo lontane, o che spesso non accettiamo, che le scopriamo troppo tardi. E non le si sanno affrontare, anche se abbiamo ben chiaro cosa vogliamo.Così, spesso, in alcuni momenti si ha bisogno di aiuto. Di qualcuno che ci dia la possibilità di allargare il nostro piccolo orizzonte, per darci la possibilità di buttare i nostri occhi oltre il quotidiano, e permetterci di avere un’altra visuale sulla nostra vita.Molte volte non è necessario conoscersi più di tanto, avere molte cose in comune, avere degli obiettivi specifici. Basta una voce diversa, un accento diverso, il semplice racconto di un quotidiano diverso, ed ecco che l’orizzonte si sposta e se in quel momento ci guardiamo dietro, o anche dentro, ecco che alcune cose riusciamo a vederle con un’angolatura diversa, e possiamo intuire una strada diversa.
Pubblicato da aurelio cupelli a 15.11