Durante la Santa Messa del sei maggio 2012, un pensiero mi ha attraversato la mente come una lancia affilata, ho dovuto perciò esprimerlo a voce alta durante le preghiere espresse dai fedeli. Ho chiesto di pregare per le famiglie delle vittime dei numerosi suicidi di questi giorni, in notevole aumento causa la gravissima crisi economica nella quale si trova il nostro ed altri Paesi. Non tutti hanno risposto alla preghiera, alcuni sguardi si sono girati, straniti, verso la mia persona, per capire e vedere da quale essere umano proveniva la voce. Ho interpretato questo comportamento come un modo per non voler capire, il perché, io Cristiana Cattolica, praticante e credente, esprimessi il mio dolore e la mia profonda tristezza a chi decide di togliersi la vita. Dobbiamo amaramente constatare che il gesto estremo, compiuto da colui che medita ed esegue il suicidio, non solo lascia dolore ed impotenza per chi resta, ma non estingue con la propria morte la quantità di debiti accumulati. I famigliari e gli amici restano spesso stravolti ed increduli, si interrogano sul perché del gesto estremo, ipotizzano motivazioni che mai troveranno risposte certe. Penso che qualche segnale di disagio profondo, colui che decide, lo aveva lasciato come scia. Mi domando che cosa ha risolto nel decidere di togliersi la vita? Vuole punire coloro che lo hanno messo con l’acqua alla gola, desidera lanciare un messaggio seppur negativo, ad altri imprenditori, nella sua stessa identica situazione? Ritengo sia molto pericoloso, diffondere in modo così accurato le notizie e le modalità su come una persona si è tolta la vita, ritengo sia di esempio nefasto, oltre che di cattivo gusto, per altri esseri umani, deboli ed in circostanze di estrema fragilità psicologica. La mente in quel momento è ottenebrata, confusa, non ha più lucidità mentale e pace: vede solo i debiti che aumentano a dismisura, complici, spesso gli usurai e gli strozzini. L’uomo, spesso padre di famiglia, persona perbene, stimato datore di lavoro, vede soltanto il lavoro di una vita sbriciolarsi tra le mani degli esattori delle tasse. Impiegati e finanzieri che peraltro, stanno facendo il proprio lavoro, vede davanti a sé decine di persone, con altrettanti figli a carico, che deve licenziare per sua mano. Mi sento solo di pregare, di non giudicare come fanno in tanti, desidero abbassare gli occhi e non chiedermi il perché di tale gesto. Voglio pregare anche per i famigliari che restano e che hanno perso una persona a loro molto cara in codesta maniera. Alcuni amici, amiche e parenti li ho persi nella stessa maniera: ne soffro ancora moltissimo. Chi ha deciso veramente, è già entrato nel tunnel dell’abbandono terreno, niente e nessuno potrà fermare l’azione. Cari Parroci e Prelati tutti, non esimetevi dal benedire ugualmente queste anime in pena, trattandole al pari di chi è morto per morte naturale.
Risposta del dottor Davide Nitrosi.
Ha ragione, è più umana la preghiera del giudizio.