Magazine Bambini
Stamattina, ore 8,15, fervono i preparativi per uscire.
La casa sembra un piano della Rinascente.
Chi va in camera, chi beve un caffè in piedi, bambini che si agitano per vestirsi, qualcuno cerca le chiavi che non trova mai...
Insomma effervescenza allo stato puro, come l'Idrolitina di anni sessanta memoria.
Pilù è seduto in mezzo al corridoio alle prese con i suoi sandali.
BiBì, una volta appreso che il biscotto al cioccolato che tanto voleva si era svanito, rapidamente, nella bocca del fratello, ha cominciato a riempire gli spazi della domus familiare di urla strazianti e al limite dei decibel consentiti dalla legge.
Io passo e ripasso nella zona facendo finta di non sentire.
Come se fossi una cavia da laboratorio, sto sperimentando su me stesso la possibilità di spegnermi, e quindi di non sentire più nulla, o quasi. Per salvaguardare il mio fisico e soprattutto la mia psiche, già irrimediabilmente compromessa.
Non ci riesco molto, intendiamoci, ma qualche risultato comincia a delinearsi. Non scatto subito come una molla, ma le reazioni peggiori riesco a dilazionarle, a ritardarle un po'.
Bene, nel casino più totale, a un certo punto fisso Pilù, che ricambia lo sguardo e mi dice:
- Papààà, però era meglio se ero figlio unico.
Accuso il colpo. Lo guardo tra l'odio e la comprensione paterna. Ma non voglio fargli passare questa candida oscenità.
- Perché?
- Perché avrei tutta la stanza per me, tutti i giochi per me e mia sorella non mi torturerebbe in continuazione. E soprattutto non dovrei sentire sempre tutte queste urla.
Io lo guardo. Cerco di non ridere.
Soprattutto per l'ultima parte della frase sono tentato a dargli ragione, ma per fortuna mi fermo in tempo.
- Se non ci fosse BiBì non avresti il suo affetto, non avresti la sua compagnia, non avresti una sorella, una persona che ti vorrà bene per tutta la vita. E poi queste sono cose che non si devono né pensare né dire!
E mentre lo dico vedo in fondo al corridoio BiBì che, se possibile, aumenta la tonalità delle sue manifestazioni vocali gettando a terra tutto quello che le passa per le mani.
Pilù mi guarda. Io lo guardo.
Ognuno si gira dall'altra parte e riprende quello che stava facendo.
Non è valido, io non ho ordinato un figlio filosofo...
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