Con la scusa della crisi, si manda a monte l’economia verde. Vediamo come.
Il governo ha messo a punto una manovra economica che, secondo il ministro dell’economia Tremonti, servirà a rimettere in ordine i conti pubblici. Farà risparmiare allo Stato 25 miliardi euro, ma costerà ai cittadini italiani altrettanti soldoni. In particolare saranno quelli del Sud a pagare il prezzo più alto.
Questa manovra prevede, tra l’altro, che gli enti locali non possano sforare il Patto di stabilità. Cioè non possano prelevare più una certa somma di denaro all’anno dalle proprie casse, pur avendone in quantità sufficienti a disposizione. Per esempio un Comune non può dare i contributi per l’alloggio alle famiglie meno abbienti, anche se ha i soldi per farlo.
Ma quali saranno le conseguenze? Una delle tante, che ci preoccupa particolarmente perché in Puglia vogliono costruire le centrali nucleari, è quella che riguarda la riduzione degli investimenti nella green economy, cioè nella economia non inquinante. Settore, questo, in cui la Puglia è già all’avanguardia in Europa con la produzione di energie pulite da fonti rinnovabili.
Flavio Moroni, delegato alla tutela del territorio per l’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), ha quindi fatto una proposta: “Per accelerare gli investimenti nel settore della green economy sarebbe necessario che quegli interventi fossero esclusi dal Patto di stabilità”.
“I Comuni – prosegue Moroni – sono particolarmente sensibili in tema di valorizzazione e salvaguardia ambientale e di diffusione di pratiche di risparmio energetico. Ma per i sindaci, sempre impegnati per la sicurezza e salute dei cittadini, i problemi non mancano a cominciare dalle risorse”.
Secondo il responsabile Ambiente dell’Anci “i Comuni dovrebbero avere la possibilità di attrarre investimenti nel proprio territorio. Ma purtroppo – denuncia – manca una normativa nazionale di riferimento, sono state varate normative regionali che hanno creato una grave situazione di disparità nelle possibilità di investimento sul territorio nazionale. È invece necessario creare una situazione di omogeneizzazione delle normative sul fronte di investimenti e di nuova occupazione”.
Si calcola che se venissero fatti interventi solo sull’efficientamento energetico degli immobili, con una media di 50-100mila euro per edificio, in un anno si potrebbero creare circa 150mila nuovi posti di lavoro. E i buoni esempi in tal senso non mancano, come il Patto dei sindaci lanciato dalla Commissione europea per coinvolgere attivamente le città nel percorso verso la sostenibilità energetica ed ambientale.