L’altra sera ho fatto un sogno.
Ho sognato che mi veniva chiesto di raccontare il dolore.
Mi veniva detto di parlarne però in un’altra eccezione, per far capire che qualunque cosa accada, c’è sempre poi un risvolto positivo, una nuova speranza che vada oltre la prospettiva di un presente che non è sicuramente ritagliato come lo pensavamo.
Mi è stato detto: porta un esempio. E l’esempio è la nascita di ciascuno di noi. Il dolore del parto – chi l’ha provato pare sostenere che non esista nessun altro dolore così incredibile. Eppure noi donne continuiamo a fare figli. A volerne di figli. Eh si:perché dopo questo immenso dolore c’è una gioia incredibile, immensa, che riempie ogni angolo e anfratto della memoria.
Per questo mi sento di fare un’ode alla leggerezza. Perché non c’è niente di meglio del dono di ri allocare le preoccupazioni, guardando oltre, il famoso al di là delle nuvole.
Il dolore arriva inaspettato. Come inaspettata ci colpisce la felicità. E’ tutto un discorso di aspettative e attese: dicono di smetterla di attendere per quello che ci rende sereni. E allora io dico: costruiamo noi la felicità che vogliamo. Così che quando ci manca, sappiamo dove andarla a ritrovare.
Tutti pensiamo di perdere tempo – a posteriori. Mi spiego: ci si lamenta per anni buttati in relazioni che poi sono finite male, in lavori che non ci piacciono, in dipendenze che ci hanno storditi. Bisogna solamente realizzare dentro di noi che nulla di quello che è stato, è buttato. Tutte le esperienze, ogni dolore che il nostro cuore si è trovato a sorreggere, ci ha fatto diventare quelli che siamo.
Se non avessi avuto il cuore spezzato, se non fossi stata umiliata da persone che non meritavano nemmeno uno sguardo posato su di loro, io non sarei arrivata dove sono. Non avrei cominciato a sorridere veramente. Non avrei capito cos’è l’amore. Questo blog stesso forse avrebbe smesso di esistere e non avrei mai conosciuto le stupende persone che si sono radunate intorno.
Mi è stato detto – all’ennesimo ricovero della mia mamma, con tutto il dolore che questo arrecava- che la mela marcia non cade lontano dall’albero. Sono stata licenziata, anni fa, perché “non adeguata” a degli standard di alta moda. Sono stata tacciata di essere superficiale. Problematica. Mi hanno lasciato perché “come ami tu, è troppo”. Sono stata ingannata e derisa.
Eppure: eppure ho trovato la forza dentro di me di credere ancora in ciò che di sano sorreggeva – e sorregge- le mie infrastrutture interne. Alla faccia loro. Ed ora posso dire: avevo ragione io.
Ragazzi, è più facile incolpare gli altri delle nostre carenze. E’ più facile trattare male che sforzarsi di avere rispetto per il cuore altrui. E’ più liberatorio accusare chi ha successo di averlo ottenuto con mezzi non leciti. Non facciamoci tremare le gambe da queste piccolezze. Noi siamo grandi. E forti. E la nostra forza viene appunto da ogni dolore, da ogni ferita inflitta.
Come delle fenici.
{profumo di fragoline di bosco, rosmarino e lavanda sul mio balcone e mangio ciliegie e scorro pensieri}
Lasciamo andare: al mattino svegliamoci e impariamo a lasciare andare. Ne va della nostra salute.
Io sono molto nervosa ultimamente: ho la pressione di questa mia scelta di vita. Sento la responsabilità dei miei fratelli e discuto {violentemente} con mio padre perché non concordo sulle scelte che sta facendo mentre li cresce. Il mio compleanno è dietro l’angolo ed ho iniziato a sentire dentro di me il tictac del famoso orologio biologico. Mi trascuro: mi dimentico le mie medicine omeopatiche, postpono esami, e rimando la mia famosa cura recaller contro le intolleranze.
Impariamo a pensare fuori dagli schemi. Impariamo a capire che essere differenti, è la magia che ci rende unici.
Capiamo: abbiamo potere su poche cose in questa vita. Il resto è geografia dello sforzo, immensa costruzione intellettuale e spreco di energie.
Curiosiamo: tra le pieghe della nostra anima, delle nostre paranoie, dei nostri valori, dei dolori più acuti e poi ricominciamo a respirare quando troviamo ciò che c’è dietro ad ogni piccola piega del cuore.
Voglio il mare.Ma mi fermo e capisco che il mare lo trovo dentro a chi amo. Al mio fidanzato che lui sa di tutto quello che fa bene, quando sei al mare: anguria, acqua salata, sabbia, conchiglie. E poi nelle mie amiche, ecco lì la immensa vastità dell’oceano, con la lievità dei pensieri e la rimessa in prospettiva di ogni problema.
Justine è una di queste straordinarie amiche che non ti lasciano e rimangono, nonostante il cambio di stagioni/guardaroba/lavori. E’ una cheerleader: al tuo fianco per tifare per te.
E poi è solare, sprigiona luce e simpatia.
Abbiamo parlato di ricette di torte di mele, perché lei è americana ed è la cosa che più le manca quando è qui: quella torta calda che nella sua famiglia sfornavano al mattino, nei giorni di festa.
Abbiamo discusso su cosa piace agli uomini: non ci giriamo intorno, ragazze. Il sesso orale apre il cuore di ciascun maschio.
E comunque: tutto è lecito in amore. Non c’è nulla di sporco se fatto con amore, per chi amiamo. Sbaglio?
Io ammetto: all’inizio non mi piaceva. Anzi. Poi è stato un attimo: appena ho incontrato l’uomo che amo, l’equazione è stata semplice. Renderlo felice, in ogni campo. E se con la cucina mi applico e a furia di sbagli arrivo comunque a preparare meravigliosi manicaretti, perché non farlo anche tra le lenzuola.
Il nostro corpo deve appartenere completamente a chi conosce la nostra anima. Un matrimonio di vite, e l’altare è quella che decidiamo essere la nostra casa.
Apple pie à la mode // Torta di mele di Justine
per la pasta:
285 gr di farina 00
285 gr di burro
1 cucchiaino di sale
2 cucchiai di zucchero
1 pizzico di noce moscata
1 cucchiaino di cannella
vaniglia
115 ml di creme fraiche
per il ripieno
8 mele del tipo che più preferite
il succo di 1 limone
200 gr di zucchero di canna
3 cucchiai di fecola di patate
cannella a iosa
noce moscata
vaniglia
burro qb
1 cucchiaio di brandy buono
per la pasta
Potete seguire il procedimento classico, impastando a mano, oppure mettendo tutti gli ingredienti in una planetaria. Una volta che la frolla è pronta, avvolgetela per un’ora nella pellicola trasparente e lasciate a riportare un’ora in frigorifero.
Nel frattempo preparate il ripieno:in una pentola di ghisa, mettete le mele tagliate e il succo di limone. Aggiungere gli ingredienti secchi che avrete prima ben combinato tra di loro. A fuoco lento, mescolare e lasciar cuocere per circa 15/20 minuti.
Stendere la pasta frolla, foderare una tortiera, e aggiungere il ripieno. Coprire con l’altro disco di frolla che avrete preparato. Bucare con una forchetta la parte superiore. Spennellare con un tuorlo d’uovo e lasciare in forno a cuocere per 20 minuti a 280°C. Servire con gelato di crema.
Credits
Photo by Alessandro madami
Video by Alba Russo
make up by Giulia Lazzarini
Abiti:
Gipsy: Stella McCartney
Justine: Antonio Marras
Farine: Molino Rossetto
Marcato