Il 12 aprile scorso è stata pubblicata la Relazione Finale del Gruppo di Lavoro sulle riforme costituzionali, istituito dal Presidente della Repubblica. Il 12 ottobre è prevista una manifestazione a difesa della Costituzione indetta, tra gli altri, da Zagrebelsky, Landini e Rodotà. Dai “Saggi” alla piazza. Possiamo riassumere così il tanto vociare che c’è stato durante tutta l’estate riguardo il tentativo, appena iniziato, di cambiare la nostra legge fondamentale.
Proprio ieri, 8 ottobre, si è chiusa inoltre la consultazione aperta al pubblico, voluta dal governo, per conoscere il parere dei cittadini proprio sul tema delle riforme costituzionali: età dei parlamentari, numero di firme per il referendum, numero di firme per proposte di leggi di iniziativa popolare, bicameralismo perfetto. Questi alcuni degli argomenti affrontati nelle varie domande della consultazione.
Va ricordato che i parlamentari del Movimento 5 stelle avevano scalato la Camera (in senso letterale) proprio per difendere la Costituzione.
Ma difenderla da cosa?
Nella Relazione dei Saggi sono contenute, in effetti, proposte che, nel bene o nel male, andranno a cambiare profondamente la nostra Costituzione.
Si comincia con l’aumento del numero di firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare; si prosegue con la proposta di avvicinare il nostro ordinamento giuridico a quello anglosassone in cui vige il principio del “precedente vincolante” (il giudice fa legge); viene quindi auspicata una forma di governo “parlamentare razionalizzata” in cui, cioè, si vada a rafforzare il governo a scapito del Parlamento, facendo si, per esempio, che il governo debba avere solamente la fiducia della Camera per l’insediamento, oppure rendendo più difficile votare la sfiducia al governo in carica oppure ancora attribuire una procedura d’urgenza per i provvedimenti di iniziativa governativa.
Un altro tema affrontato è quello del bicameralismo perfetto: si propone di superare questo sistema, attribuendo la competenza della discussione e dell’approvazione delle leggi alla sola Camera e rendendo il Senato l’organo di rappresentanza delle Regioni.
Il punto più contestato è però quello riguardante il modo di attuare queste proposte. La Commissione dei Saggi propone infatti di istituire una “Commissione redigente” che abbia il compito di presentare al Parlamento mozioni (testi sottoposti al voto del Parlamento) che i parlamentari dovranno poi votare articolo per articolo senza la possibilità di presentare emendamenti (modifiche alle proposte).
Come sostiene Valerio Onida, uno dei Saggi, in questo modo si favorirebbero progetti di revisione totale da votare in blocco. Secondo lui e, viste le proteste, secondo molti altri, il modo migliore per approvare queste modifiche resta quello previsto dai Padri Costituenti, contenuto nell’articolo 138 della nostra Costituzione, che prevede la centralità del Parlamento e non un suo commissariamento.
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