Leggi più restrittive e un giro di vite sulle attività considerate, genericamente, “rischiose” per la sicurezza nazionale: ad annunciare le nuove norme è stato oggi lo stesso presidente Abdel Fattah Al Sissi nel corso dei funerali del procuratore nazionale Hisham Barakat, assassinato ieri al Cairo in un attentato che ha provocato altri otto morti.
“Il braccio della legge è incatenato dalle leggi. Non aspetteremo oltre – ha detto in televisione il presidente, visibilmente teso, circondato dai familiari della vittima – emenderemo le leggi per consentire alla giustizia di fare il suo corso”.
Alla cerimonia funebre, nella moschea di El Mosher Tantawy a New Cairo, quartiere periferico della capitale egiziana, tra imponenti misure di sicurezza, erano presenti le più alte cariche dello Stato che oggi celebra due anni dalla “liberazione” del governo islamista guidato da Mohammed Morsi. Il 30 giugno 2013, sulla spinta delle proteste di piazza di manifestanti che chiedevano le dimissioni dell’allora presidente, un golpe militare depose il governo insediando una giunta di transizione.
Da allora, la violenta repressione delle autorità del Cairo – oggi guidate dall’ex maresciallo Sissi – e i Fratelli Musulmani dichiarati “organizzazione terrorista”, ha causato decine di vittime e alimentato l’azione di gruppi estremisti contro obiettivi militari e civili. L’attacco di ieri, che ha causato il ferimento di altre nove persone, è stata rivendicata dal gruppo Sinai Province, già Ansar Bayt al-Maqdis, un gruppo jihadista affiliato all’Isis. La formazione ha dichiarato guerra alla magistratura egiziana, “colpevole” di centinaia di condanne ai leader ed esponenti della fratellanza.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)