L’economia, questa sconosciuta. Il governo Letta – come fa ogni governo da quando esiste il mondo – dice di vedere “la luce in fondo al tunnel” (aveva cominciato la litania di fine anno, da quando è iniziata questa crisi, l’ormai dimenticato Giulio Tremonti). A prescindere dai dati reali.
E quando i dati reali arrivano, ci si attacca alle virgole o alle sfumature per asserire che e cose stanno diversamente da come sono.
Prendiamo il rapporto Istat di oggi (
Ecco, siamo in mano a dei pazzi scriteriati capaci di dire che “la situazione va migliorando” mentre le cose vanno sempre peggio. Anche se a velocità momentaneamente più bassa.
Per farci capire facciamo un esempio. Tutti i media di regime sventolano questo grafico per far vedere come la “crescita” stia per affacciarsi:
Come si vede, quelle colonnine rosse sotto la linea che segna lo zero sono continue, dal terzo trimestre 2011 a oggi. Cosa fanno i “segnalatori di luce in fondo al tunnel”? Enfatizzano la riduzione di dimensione della colonna negativa (in effetti sempre più piccola negli ultimi quattro trimestri) per “vedere” un ritorno della colonnina sopra lo zero a breve termine. Se non nel quarto trimestre di quest’anno, almeno nel primo del prosssimo.
Come vanno invece letti questi numeri? Nell’unico modo statisticamente sensato: quelle colonnine negative continue segnalano un cumulo di segni meno. Quindi, dopo 9 trimestri negativi, dobbiamo fare la somma: -5%, frazione più o frazione meno (le variazioni percentuali, trimestre su trimestre, si riferiscono a cifre assolute variabili, ma in diminuzione costante). Dunque, se anche il prossimo trimestre facesse segnare un ottimistico +0,2, ci troveremmo comunque in una situazione in cui – rispetto a due anni e mezzo fa – avremmo perso “quasi” il 5%. Se poi, com’è giusto, facciamo i conti con l’ultimo quinquennio, da quando cioè la cirisi si è fatta misurare anche in termini di Pil, troviamo che la persita è superiore al 10%. Insomma: in soli cinque anni la capacità produttiva del paese, in senso lato, è diminuita di quasi 160 miliardi l’anno (allora il Pil annuo oscillava sui 1.600 miliardi). E anche in questo caso dovremmo sommare in cifra assoluta per perdite anno dopo anno…
Per “recuperare” il gap dovremmo correre au una velocità superiore al 2% annuo per ritrovarci, tra cinque anni, al punto di partenza (seconda metà del 2008). Ma nemmeno gli “ottimisti” di mestiere arrivano a ipotizzare cifre simili…
Che c’è da festeggiare?
di Claudio Conti - http://www.contropiano.org/
link all’articolo completo: http://www.contropiano.org/economia/item/20287-in-fondo-al-tunnel-si-vede-la-crisi
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