IN FUGA di Jim Thompson

(Lorenzo Cavalli) – Doc McCoy, oltre ad essere un vero animale sociale capace di conquistarsi subito la fiducia delle persone, è un rapinatore di banche di quelli che si scomodano solo per colpi estremamente remunerativi. In fuga dopo una rapina, lui e sua moglie Carol, novelli Bonnie e Clyde, viaggiano in un’America di diseredati e tagliagole dove nessuno si può fidare di nessuno al di fuori di se stesso, in un crescendo di suspence che ricorda quello dei migliori film di Hitchcock. L’epilogo del romanzo, poi, è quanto di più perfetto e spietato si sia mai visto nella storia della letteratura noir.

Ciò che risulta inimitabile nei libri di Jim Thompson è il fatto che tutto può accadere, ed accade: le apparenze si rivelano spesso tali, le situazioni mutano e si avvicendano come le immagini di un caleidoscopio, non è mai detta l’ultima parola fino all’ultima pagina.

Thompson, in un certo senso, mi ricorda Poe: tutti coloro che sono venuti dopo di lui dovrebbero fare i conti con il suo modo di narrare, consci che difficilmente potranno ricreare la magia che c’è nei suoi libri. E poi entrambi si sono sputtanati di brutto la salute con l’alcol.