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In fuga, sì (dall’einaudi)

Creato il 30 novembre 2012 da Annalife @Annalisa

Premessa: non so l’inglese al punto da permettermi di leggere la Munro in edizione originale;
corollario: non posso davvero confrontare l’originale inglese con la traduzione italiana;
tesi: la traduzione di questo libro della Munro (mi sono fermata al primo racconto) ha delle cadute terribili (per un traduttore e per la Munro);
problema: date premessa e corollario, come faccio a sostenere ciò?
Soluzione (mia e personale, se non vi piace, pazienza): se leggo una frase che in italiano non funziona, non posso dare la colpa alla Munro (che per il resto scrive in punta di penna).

Svolgimento (all’inizio sembra che non c’entri, ma c’entra):
in italiano (come in altre lingue, lo so), esistono due tipi di discorsi che si possono riportare in una narrazione: il discorso diretto (E Luigi disse: “Ohè, ci vediamo domani?”)
e il discorso indiretto (E Luigi chiese se si sarebbero visti l’indomani [o “il giorno dopo”]).
Ci sono delle differenze?
Eh, mi sembra di sì. La domanda diventa indiretta (che ridere quando qualcuno scrive: “E Luigi chiese se si sarebbero visti il giorno dopo?”, perché mi viene da rispondere: eh, be’, e io che ne so?).
Poi: il “disse” diventa “chiese” (proprio per rendere il senso della domanda anche senza il punto interrogativo); il “ci vediamo” diventa “[se] si sarebbero visti”; la parola domani slitta verso “l’indomani”, che significa appunto: “il giorno dopo”. E tutto questo perché nel discorso indiretto noi non siamo lì con Luigi e non sappiamo quando sarà il suo domani”. Perciò, dobbiamo avere un segnale chiaro che Luigi sta parlando non del nostro domani, ma del giorno dopo a quello in cui fa la domanda. Come controprova, provate a leggere:
E Luigi chiese se si sarebbero visti domani”.
Se vi suona bene, andate a comprare il libro della Munro. Ve lo meritate. Se vi suona male, vediamo perché ho fatto proprio questo esempio (dove, cioè, c’è un riferimento temporale che DEVE variare dal discorso diretto all’indiretto).

Ho fatto questo esempio perché, tra le indicazioni di tempo che posso dare, ce ne sono anche che riguardano il passato. Se sto parlando con Luigi, risponderò: “No, non ci vedremo domani, perché ieri ho vomitato leggendo la traduzione di un libro della Munro”.
Nel discorso indiretto, come diventa? Scegliete tra queste due possibilità:
Lei rispose a Luigi che non si sarebbero visti perché il giorno prima aveva vomitato…” oppure:
Lei rispose a Luigi che non si sarebbero visti perché ieri aveva vomitato…”.

Di nuovo, se avete risposto la due, vi saluto e ci vediamo un’altra volta.
Se invece la due vi suona male, avete ragione: nel discorso indiretto, infatti, le espressioni che fanno riferimento alle persone che parlano o alla dimensione spazio-tempo (quello che in linguistica si chiama deissi) devono essere adattate al nuovo contesto (che è quello in cui la frase non viene pronunciata direttamente, ma ripresa e raccontata)
Nella lingua italiana corrente, i fenomeni di adattamento della deissi temporale e spaziale sono numerosi: qui diventa normalmente ; questo può diventare quello; domani viene riportato di solito, come si diceva, con l’indomani, mentre ieri diventa il giorno prima.
Non per la traduttrice della Munro, che nel primo racconto scrive:
“Fino a tre anni fa Carla non aveva mai…”—> corretto (IMHO): “Fino a tre anni prima Carla…”
“La primavera scorsa un giorno gli aveva raccolto un mazzolino…” –> corretto(sempre IMHO): “La primavera precedente un giorno gli aveva raccolto…”

Ora, lo so che la Munro merita di essere letta per il piacere della lettura e così via, ma se io sono ricaduta nell’errore di comprare un libro dell’einaudi (lettera minuscola), e l’ho pure pagato uno sproposito tenendo conto che è un e-book, è troppo chiedere un italiano che non dia troppo fastidio? A meno che, ovviamente, non sia stata la Munro a volere rendere così il discorso indiretto, nel qual caso mi inchino (ma passerò ad altro autore).



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