I click di Flaviano Testa ci portano oggi a scoprire gli angoli più segreti e nascosti di Roccamandolfi. Click che catturano le immagini donando un volto tangibile a vecchie mura, a scorci panoramici immutati nel tempo, a paesaggi mozzafiato.
Roccamandolfi si trova nell'estremo sud-est della provincia di Isernia, ai confini con la Campania, nel suo territorio comunale è compreso il Massiccio del Matese, con il monte Miletto che tocca quota 2050 m. Grazie alla sua posizione il territorio circostante è ricco di boschi di alto fusto e verdi pianori, il clima risente dell'altitudine (860m)dell'esposizione ai venti e raggiunge temperature molto rigide durante l'inverno con abbondanti nevicate e si mantiene gradevole nel periodo estivo. Il piccolo centro del Matese ha origini medievali, la sua nascita risale molto probabilmente ai primi decenni del dodicesimo secolo, quando il territorio venne occupato e dominato dai signori Mandolfus, provenienti dalla Germania che qui costruirono una roccaforte. L'origine del nome deriva dalla scomposizione di "rocca", dal latino fortezza e "Mandolfi" dal nome della famiglia che la dominò. La rocca ebbe, nel tempo, un ruolo rilevante, anche dal punto di vista strategico, soprattutto per la difesa dell'accesso a questa parte del Matese. Le mura originarie del Castello erano tipicamente mura difensive, molto spesse, e protette da ben cinque torri, una delle quali più grande ed imponente delle altre. La rampa di accesso, scavata direttamente nella roccia, immetteva in una sorta di atrio di cui oggi il piano terra è leggermente più alto rispetto a quello originale. Ciò che rimane oramai dell'antica roccaforte è purtroppo poca cosa rispetto a quello che si poteva ammirare di una delle fortezze ritenute più sicure di tutto il territorio molisano. Il centro storico si sviluppa intorno all'antico palazzo ducale Pignatelli, la Chiesa San Giacomo Maggiore e la piazza pavimentata in pietra locale. Ai piedi del borgo antico si trovano diverse sorgenti. Il paese è rinomato per la sua cordiale accoglienza riservata a tutti gli ospiti, in modo particolare ai turisti che, specialmente nel periodo estivo, amano trascorrere il tempo libero in armonia con la natura e per gustare prodotti tipici di una volta: formaggi, salumi, funghi porcini, lenticchie... Nel periodo estivo la popolazione del centro matesino raddoppia, rientrano i numerosi figli residenti all'estero o nelle varie regioni italiane, arrivano villeggianti, gruppi di escursionisti, boy scout. A loro si indirizzano manifestazioni musicali, culturali, folcloristiche ed intrattenimenti serali. Roccamandolfi vanta di avere uno dei costumi più belli del Molise che si può ammirare nelle varie manifestazioni estive, con le esibizioni del rinato gruppo folcloristico.
Per la sua posizione strategica e per la difficoltà a essere raggiunto, il paese fu per lunghi anni covo di Briganti. Nel 1812 Sabatino Maligno, capo di una delle bande locali, venne assassinato dai propri compagni e la sua testa mozzata, rinchiusa in una gabbia di ferro, fu appesa al campanile dove restò fino al 1843, senza che nessuno avesse il coraggio di toccarla. C'è una targa vicino al luogo ove venne ucciso che racconta la sua storia e quella della sua amata. L'unità d'Italia non fu bene accolta dai roccolani, abituati alla solitudine e all'autogoverno, già nell'ottobre del 1860 ebbe inizio la rivolta contadina che in armi insorse al grido di "Morte a Garibaldi! Viva Francesco II!" Dopo alcune rapine nelle case dei liberali, i ribelli furono sopraffatti e messi in fuga dalla Guardia Nazionale e dalla forza pubblica. Una tradizione molto antica di Roccamandolfi, di cui si occupò anche un documentario trasmesso dalla RAI negli anni 60, vedeva praticare dagli abitanti la " pesatura del corpo in cambio della grazia". Usanza di origine orientale che ricorda riti medio-orientali, ma che può rifarsi anche alla pesatura del cuore dei morti da parte del Dio Anubi nella cultura egizia antica. Nella piccola Chiesa dei Santi, in cui si venera ancora oggi, tra gli altri, San Donato Vescovo d'Arezzo, si pesava un bambino o chiunque richiedesse la guarigione al Santo e in cambio di questa gli si offriva una quantità di grano o di cereali pari al peso della persona per cui si domandava l'intervento miracoloso. La pratica serviva più spesso per cercare di curare le malattie sconosciute, di cui non si aveva la cura e che un tempo era impossibile "tenere a bada" in alcun modo, principalmente l'epilessia allora del tutto inspiegabile. La ricerca affannosa del popolo per curare questi disturbi ha fatto sì che i tutti i mali incurabili o dalle origini poco chiare vengano dette in dialetto: "lə malə də Sandə Dənàtə" ossia "il male di San Donato". Il dialetto di Roccamandolfi è il roccolano, parlato dai mille abitanti del paese e dalle migliaia di roccolani emigrati in tutto il mondo. Questo dialetto, pur essendo chiaramente molisano, è basato anche su sviluppi fonetici e lessico "simili" allo spagnolo. Nacque nel 1944 a Roccamandolfi Salvatore Baccaro, un uomo dal volto veramente particolare che, trasferitosi a Roma per lavoro, dove faceva il fioraio, proprio per il suo particolare aspetto deforme, quasi animalesco, caratterizzato dal naso schiacciato, la fronte bassa e pronunciata, le mani dalle dita enormi, venne definito "l'uomo più brutto del mondo". Tuttavia dotato di un'innata simpatia, di un carattere gentile e bonario fu notato da alcuni produttori cinematografici e per lui iniziò una brillante carriera nel modo della celluloide. Baccaro divenne in breve tempo un attore " caratterista"richiestissimo per ruoli comici o grotteschi, partecipò a diversi film negli anni settanta recitando con Franco e Ciccio e in numerosi "spaghetti western". A Roccamandolfi, dai briganti ai riti pagani dalle feste popolane alle sagre nei boschi, ce n'è per tutti i gusti, un paese bizzarro con tanta storia e bellezze naturali tutto da visitare.