Questa settimana niente ricetta ma, come promesso, ecco qualche foto fatta durante i meravigliosi giorni trascorsi in una terra altrettanto meravigliosa: l’Umbria. E’ una regione che credo valga la pena visitare per moltissime ragioni: per i suoi graziosi paesi arroccati (un po’ meno forse per le interminabili salite e scalinate da percorrere per girarli), le sue distese di ulivi a perdita d’occhio, la sua cultura, il profumo intenso di funghi e tartufi e dei formaggi che ne caratterizzano la cucina. La prima tappa del viaggio è stata Assisi, la città di San Francesco. Bellissima la basilica (anzi le due basiliche, inferiore e superiore), che dal 1230 custodisce le spoglie mortali del santo serafico.
Nell'anno 2000, insieme ad altri siti francescani del circondario, la basilica è stata inserita nella Lista del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. Il 16 luglio del 1228, a soli due anni dalla morte, Francesco venne proclamato santo da papa Gregorio IX; il giorno dopo, 17 luglio, lo stesso pontefice e il rappresentante dell'Ordine minoritico, frate Elia da Cortona, posero la prima pietra per la costruzione di quella imponente basilica, come pattuito l'anno prima. La basilica è formata da due chiese sovrapposte; la chiesa inferiore fu iniziata sotto la soprintendenza di fratè Elia nel luglio del 1228 e i lavori dovevano essere terminati nel 1230 quando vi fu traslato il corpo del santo deposto in un sarcofago sotto l'altare maggiore, dov'è tuttora conservato in una piccola cripta. Sempre nella basilica inferiore è situato un locale che ospita le reliquie di san Francesco, un piccolo ma significativo insieme di oggetti appartenuti al santo. La chiesa superiore presenta una facciata semplice a "capanna" e quasi contemporaneamente alla fine dei lavori per la sua costruzione, sarebbero iniziate anche le decorazioni ad affresco. Lo straordinario risultato finale è dovuto al contributo essenziale di artisti di altissimo livello come Cimabue e Giotto. Nella volta a crociera sopra l'altare maggiore della Basilica inferiore si possono ammirare le Allegorie francescane, gli affreschi attribuiti a Giotto e alla sua bottega, databili al 1334 circa, che raffigurano nelle quattro grandi vele della volta le allegorie della Castità, della Povertà e dell'Obbedienza, cardini della Regola francescana, oltre a un Trionfo di san Francesco, tutte su sfondo dorato: eccezionale per un affresco è la presenza, e in grandissima quantità, del metallo prezioso che testimonia il massimo della sontuosità raggiunto nella decorazione della basilica, in evidente spirito revisionistico rispetto al pauperismo predicato dal santo fondatore.
Per i fedeli poi è d’obbligo una sosta presso la Chiesa Nuova, una piccola chiesa costruita sul luogo che la tradizione identifica come la Casa Paterna e Natale di San Francesco d'Assisi e l'oratorio di San Francesco Piccolino, vicino alla Chiesa Nuova costruito a partire dal XIII secolo grazie all'iniziativa di Piccardo, nipote del santo, nel luogo in cui si racconta che donna Pica diede alla luce san Francesco d'Assisi. Infine, nella piazza del Comune si può ammirare il cosiddetto tempio di Minerva, di arte augustea, eretto nel 30 a.C.. Fu trasformato in chiesa di Santa Maria sopra Minerva nel Cinquecento, con il relativo campanile, chiamato "Torre del Popolo". Risulta essere tra i templi romani meglio conservati del mondo antico.
La fortuna ha voluto che fossimo capitati in Umbria proprio durante le giornate delle Infiorate di Spello, bellissima manifestazione che ha come protagonisti i fiori, utilizzati qui come base per creare delle vere e proprie opere d’arte per le vie di tutto il paese.
Le infiorate di Spello sono una manifestazione che si svolge ogni anno nella cittadina umbra in occasione della festività del Corpus Domini (nona domenica dopo la Pasqua). Gli infioratori lavorano un'intera notte per realizzare tappeti e quadri floreali che si snodano per le vie del centro storico del caratteristico borgo destinati ad onorare il passaggio del Corpo di Cristo, portato in processione dal vescovo la domenica mattina. Il risultato è un percorso di circa 1,5 km caratterizzato dall'alternarsi di oltre sessanta diverse infiorate.
A differenza di altre manifestazioni simili, gli infioratori di Spello realizzano a terra gli splendidi tappeti usando fiori freschi raccolti in natura, eventualmente essiccati.
Il disegno su strada può essere tracciato con il gesso a terra con la tecnica della quadrettatura oppure disegnato su carta poi incollata al suolo permettendo la realizzazione di opere più grandi e più complesse. Le raffigurazioni, ispirate a tematiche religiose della cristianità, sono costituite da figure piane, bidimensionali, in cui è ricercabile un effetto tridimensionale esclusivamente tramite l’utilizzo di tecniche prospettiche, cromatiche e di stratificazione dei fiori e delle specie vegetali spontanee conseguita per mera sovrapposizione, senza l’uso di collanti. Le opere devono avere una lunghezza minima di 12 metri, nel caso dei tappeti, o una superficie di almeno 24 metri quadrati, nel caso dei quadri.
"Un posto speciale? Un paesino, Spello, dove mettono i fiori per strada con un design molto particolare. È stato molto affascinante. (Steve McCurry, 2013)"
Meritano anche una breve sosta le fonti del Clitunno, fiume umbro, e il tempietto che sorge sulle sue rive che dal 2011 è diventato patrimonio dell'umanità dell’UNESCO.
Il Clitunno era conosciuto già nell'antichità (Clitumnus), e aveva come nume tutelare il dio Giove Clitunno, venerato nel tempietto adiacente. Lì nel mese di maggio si tenevano in suo onore i 'sacra clitumnalia'. Il tempietto andò distrutto in epoca imperiale, ma in epoca longobarda fu ricostruito, in parte con i materiali originali. Presso le sorgenti è stato costruito un parco nel 1852 e creato un laghetto artificiale. Nel giugno del 1876, Giosuè Carducci, fu inviato come ispettore al liceo di Spoleto e volle visitare le Fonti del Clitunno, a mezz'ora di carrozza dalla città, traendone ispirazione per una delle Odi barbare, intitolata 'Alle Fonti del Clitunno'.
E che dire di Spoleto? Il 28 aprile 1911 lo scrittore tedesco Hermann Hesse, scrisse in una cartolina a sua moglie: "Spoleto è la scoperta più bella che ho fatto in Italia, c'è una tale ricchezza di bellezze pressoché sconosciute, di monti, di valli, foreste di querce, conventi, cascate!". Da visitare la Rocca Albornoziana, una fortezza situata sulla sommità del colle Sant'Elia che sovrasta la città. Si tratta del principale baluardo del sistema di fortificazioni fatto edificare da papa Innocenzo VI, per rafforzare militarmente e rendere più evidente l'autorità della Chiesa nei territori dell'Italia centrale, in vista dell'ormai imminente ritorno della sede pontificia a Roma dopo i settanta anni circa di permanenza ad Avignone. I lavori di costruzione ebbero inizio nel 1359, furono presieduti dal cardinale spagnolo Egidio Albornoz, e si protrassero fino al 1370. Venne progettato un edificio che potesse essere nel contempo solida e imponente fortezza, ma anche elegante e confortevole residenza, che fu a tale scopo utilizzata da ospiti illustri come molti pontefici, tra i quali Bonifacio IX nel 1392 e Niccolò V nel 1449 durante la peste di Roma, nonché in diverse occasioni anche Lucrezia Borgia. Dalla fortezza si può vedere un'imponente costruzione, il ponte delle Torri, un ponte acquedotto probabilmente di origine romana, che congiunge il colle Sant'Elia al Monteluco a sud di Spoleto. Ai due estremi del ponte si trovano due fortezze, la Rocca Albornoziana e il Fortilizio dei Mulini, eretto per vigilare il ponte e attivo come mulino fino al XIX secolo. Si innalza su nove possenti arcate, ha una lunghezza di 230 metri e un’altezza di 80. Sopra la struttura si erge un muraglione alto circa 12 metri, sulla cui sommità, in un canale scavato, scorreva l’acqua che dal Monteluco scendeva alla città. Di difficile datazione, si ritiene che, nel suo aspetto attuale, sia stato completato alla fine del trecento, probabilmente sui resti di una precedente struttura romana. Attualmente nulla sembra rimasto dell'età romana, i particolari costruttivi rimandano al tardo medioevo, probabilmente prima del 1353, periodo in cui il cardinale Albornoz intraprese importanti iniziative edilizie. Nel corso del tempo è stato oggetto di restauri e rifacimenti: alcune arcate, demolite per ragioni strategiche nel 1390, sono state ricostruite in muratura nel 1639, altre due furono rifatte in mattoni nel 1845.
Scendendo progressivamente verso la parte più bassa di Spoleto si incontra la cattedrale di Santa Maria Assunta. La sua è una storia molto variegata, in quanto non sono ben definibili le date della sua prima edificazione. Si dà per certo che alcune donazioni fatte alla curia, intorno all'anno 1067, siano la prima fase di inizio dei lavori, anche se si suppone che il duomo fosse stato edificato sopra una vecchia preesistenza.
E poi la Casa romana, datata all'inizio del I secolo d.C., un’abitazione signorile scoperta dall’archeologo spoletino Giuseppe Sordini negli anni 1885-1886 e scavata a più riprese fino al 1914. Si trova in parte sotto la piazza del Municipio e in parte sotto il Palazzo comunale di cui occupa le fondamenta. Un frammento di iscrizione, rinvenuto nel pozzo della casa, con dedica all’imperatore Caligola da parte di una certa Polla, ha fatto ritenere agli epigrafisti dell'Istituto Archeologico Germanico che l'importante domus fosse appartenuta a Vespasia Polla, madre dell'imperatore Vespasiano, originaria di Norcia. Le dimensioni totali dell'abitazione sono comunque ridotte rispetto ad altre domus di romani di rango elevato, perciò si ipotizza che in origine potesse avere anche un piano superiore. Tutta la casa era abbondantemente decorata con mosaici sui pavimenti e sulle soglie, affreschi alle pareti, stucchi sui soffitti e elementi policromi in terracotta sul tetto. I più importanti oggetti rinvenuti sono esposti in alcune bacheche all'interno della casa. Comodissimi, considerando l'aspetto tipicamente umbro di Spoleto di "città in salita", i sistemi ettometrici, cioè un insieme di tre percorsi meccanizzati per agevolare l'accesso al centro storico ed, al contempo, liberarlo dalle automobili. Il sistema viene anche chiamato progetto di "Mobilità Alternativa, Spoleto città aperta all'uomo". Il progetto si articola in tre maxi-parcheggi posti ai margini del centro storico e tre relativi percorsi meccanizzati sotterranei (tappeti mobili ed ascensori) o superficiali (scale mobili) che trasportano residenti e turisti direttamente nel centro storico. Fanno risparmiare un po' di fatica, e sono perfetti poi se fuori pioviggina come il giorno in cui eravamo a Spoleto noi!!
Alla prossima con una fresca ricetta estiva e la seconda parte del viaggio!! fonte delle informazioni: Wikipedia