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Da Loredana V. @lorysmart

in-giustiziaQuando l’assassino diventa il giudice, perché non convalidare l’arresto di chi, sotto l’influsso di alcool o droga, causa un incidente stradale con dei morti, significa di fatto, rendersi corresponsabile del delinquente, uccidendo le vittime una seconda volta.

Ora l’albanese che ha causato la morte dei quattro ragazzi francesi è stato incarcerato, ma solo perché aveva dei precedenti per aggressione ad un automobilista e perché nel 2006 gli era già stata ritirata per un mese la patente per guida in stato di ebbrezza. La motivazione per cui il PM non aveva effettuato subito l’arresto, era stato infatti “perché il codice non lo prevede”, in quanto non c’era stata omissione di soccorso, non c’era pericolo di fuga o di reiterazione del reato o la possibilità di inquinare le prove.

Con questa legislazione, di fatto, viene equiparato chi ha un incidente a causa di un malore o per un guasto alla macchina a chi, teoricamente, ha una “licenza di uccidere” essendosi posto alla guida in condizioni fisiche alterate da sostanze proibite.

Da tempo esistono disegni di legge per modificare questa situazione, il ministro Maroni ha addirittura proposto il reato di omicidio stradale, c’è solo da augurarsi che queste proposte divengano realtà e che i colpevoli, finalmente, paghino per quello che hanno causato.

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