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In Islanda la Costituzione si scrive sulla Rete

Creato il 16 giugno 2011 da Franzrusso @franzrusso

Si parla sempre più spesso di partecipazione attiva dei cittadini alla vita del proprio paese e ci si chiede come operare in questo senso. L’Islanda ne è un grande esempio. La Costituzione del paese sta per essere scritta sulla rete. Un eccellente caso di crowdsourcing.

In Islanda la Costituzione si scrive sulla ReteParlare di partecipazione attiva dei cittadini alla vita della propria comunita, della propria città è uno dei grandi temi che viene trattato in questi giorni. Come far collaborare cittadini e istituzione e come rendere protagonisti i cittadini affinchè possano con le proprie idee contribuire a migliorare la vita della propria comunità. Ecco che la Rete ci da la rispota a tutti questi quesiti. E l’Islanda ne è un grande esempio. Infatti, nel riscrivere la propria Costituzione il paese dei ghiacciai e dei vulcani invita i cittadini a collaborare, attraverso la rete, alla stesura della legge fondamentale del paese. Quindi si utilizzano strumenti come Facebook, Twitter, Flickr. E’ un chiaro esempio anche di crowdsourcing, infatti ciascun cittadino è chiamato a proporre le proprie idee che poi verranno discusse da una commissione online.

Lo scorso il governo islandese ha deciso di intraprendere un cambiamento radicale nella formazione della nuova costituzione. Invitò 950 cittadini scelti a caso a discutere sulla nuova costituzione. Si è convenuto che il pubblico dovrebbe essere coinvolte nell’intero processo, piuttosto che essere chiamato a votare alla fine dei lavori. Così nel novembre 2010 un comitato di 25 persone, l’Assemblea Costituente, viene chiamato a eseguire un nuovo processo che porti alla creazione della Costituzione attraverso un progetto open crowdsourcing digitale utilizzando i canali della rete.

Va detto che è dal 1944, da quando cioè la nazione ha ottenuto l’indipendenza dalla Danimarca, che la Carta deve essere riscritta. Gli islandesi, infatti, all’inizio avevano semplicemente adottato quella danese, con poche, essenziali, modifiche. Per esempio la sostituzione della parola “ re” con “ presidente”. E, inoltre, il paese viene fuori dall profonda crisi del 2008, quando le principali banche del paese fallirono e la moneta islandese, krona, crollò.

Dicevamo che Facebook, rispetto agli altri strumenti, risulta quello privilegiato in questa fase, ma per il sempli fatto che i die terzi dell’intera popolazione, di 320 mila abitanti, ha un account su facebook. Quindi, per ovvi motivi, è risultato lo strumento più efficace per consentire ai cittadini di partecipare attivamente. “È possibile seguire gli avanzamenti e dare il proprio contributo in altri modi, ma la maggior parte delle discussioni avviene qui”, ha detto Berghildur Bernhardsdottir, portavoce per il progetto di revisione della Costituzione.

In Islanda la Costituzione si scrive sulla Rete
Vediamo un pò come è organizzato il procedimento. Su questo sito viene visualizzata la bozza dei lavori che viene costantemente aggiornata man mano che arrivano i contributi dei cittadini, alcuni dei quli sono già stat inseriti. La pagina di Facebook indica la timeline del dialogo, mantenendo tutte le parti interessate fino alla data del processo. Consente di mantenere anche un profilo critico rispetto al dialogo che si produce. E riceve messaggi un pò da tutte le parti del mondo. Twitter viene utilizzato per rimandare i link, per seguire gli sviluppi e per rispondere alle eventuali richieste che man mano vengono fuori. Youtube e Flickr vengono utilizzati per mostrare gli eventi più significativi, per riportare le facce dei protagonisti, attraverso video e foto. Tutti gli incontri dell’Assemblea sono pubblici e vengono trasmessi online.

C’è anche da dire che nonostante la pesante crisi vissuta, l’Islanda ha rialzato la testa puntando a diventare uno dei paesi più all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, e non solo. Infatti da un punto di vista più generale, l’Islanda è all’avanguardiada un punto di vista sociale e civile, basti ricordare la proposta di una radicale legge per la tutela della libertà d’informazione, sponsorizzata da Wikileaks, che ha spinto diversi addetti ai lavori a indicare l’isola come un nuovo paradiso per il giornalismo d’inchiesta.

Ecco che di fronte ad un paese come l’Islanda, che sebben piccolo, prova a mettere in pratica quello che da noi, e non solo da noi, continua a sembrare fantascienza. Non voglio assolutamente toccare l’argomento dal punto di vista politico, ma mi soffermerei sulla realtà delle cose. A parte qualche esempio, significativo come quello della Regione Emilia Romagna, in Italia siamo ancora ben lontani da poter solo immaginare di sperimentare sotuazioni come queste. Non ci sono ancora le condizioni e c’è ancora molto da lavorare. Però non è detto che non possa succedere. Intanto guardiamo con interesse, e anche curiosità, a questo vero e proprio evento, e poi ne torneremo a parlare.

Dimenticavo, dopo l’approvazione finale del processo di stesura della Costituzione, la stessa dovrà essere sottoposta ad un referendum popolare. Giustamente.


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