In italia ben 40 piattaforme per il finanziamento dal basso

Creato il 04 settembre 2014 da Afrodite
Non so quanti tra i non addetti ai lavori sappiano che cos'è il crowdfunding: eppure è una faccenda maledettamente democratica, che, almeno potenzialmente, potrebbe coinvolgere molte più persone di quanto già non accada.
Letteralmente il termine è composto dalle parole crowd (folla) e funding  (finanziamento) e sta quindi a indicare un processo di raccolta fondi per realizzare un progetto, attraverso piattaforme digitali appositamente dedicate allo scopo.
Un esempio attualissimo è quello del film "Io sto con la sposa", in programmazione oggi al Festival di Venezia (www.indiegogo.com/projects/io-sto-con-la-sposa-on-the-bride-s-side--2) fuori concorso.
Molto diffuso nei paesi anglosassoni, il crowdfunding si sta espandendo anche in Italia: dalle 3 piattaforme del 2011 siamo arrivati a oltre 40 nell'anno in corso.  Il nostro Paese, spesso tacciato di arretratezza, è stato tra i primi a dotarsi di leggi per regolamentare l'equity crowdfunding, ovvero il finanziamento concesso in cambio di quote societarie (Decreto Crescita 2.0 e regolamento Consob 18592 del 26 giugno 2013).
Il processo, come spiega in questo video (http://www.coworkinglogin.it/news/crowdfunding-coworking/) Angelo Rindone, founder di Produzioni dal Basso, piattaforma nata dieci anni fa e che vanta un numero piuttosto elevato di progetti finanziati, ha molto a che fare con elementi quali trasparenza, condivisione, coworking e social network.
Ma realizzare un processo di crowdfunding con esito positivo non è facile né scontato. Ecco perché può essere utile un Manuale, come quello scritto da Alessandro Brunello, che sarà presentato mercoledì 10 settembre alle 18,30 a Milano (spazio Coworking login in via Stefanardo da Vimercate 28).

Alessandro Brunello e il suo Manuale 


Alla sua terza fatica sul tema  Brunello ha deciso di dedicarsi a questo tomo di 240 pagine perché convinto che il crowdfunding rappresenti "un'innovazione sociale ed economica" ma anche perché coinvolto dalle "istanze sociali che porta con sé, una tendenza crossline a percepire il progetto del singolo come qualcosa di interdipendente dal sentire degli altri, oltre che una tendenza alla disintermediazione".
In Italia, rispetto ai Paesi anglosassoni, le resistenze verso questa forma di sponsorizzazione (anche se sarebbe più corretto parlare di "forme" al plurale perché si tratta di diverse modalità, con o senza ritorno di qualcosa in cambio) sono maggiori. "Un certo digital divide e qualche diffidenza verso le transazioni monetarie digitali possono incidere", spiega Brunello. Ma anche l'atteggiamento dell'autore del progetto può essere determinante: "Se dici a un artista americano che si sa vendere gli stai facendo un complimento, se dici la stessa cosa a un artista italiano potresti offenderlo". Parole sante.
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