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(in lettura) Ci può essere un libro che riconosci bello, ...

Creato il 06 febbraio 2012 da Annalife @Annalisa

(in lettura) Ci può essere un libro che riconosci bello, ...(in lettura) Ci può essere un libro che riconosci bello, e ben scritto, e intanto ti sembra orribile e tetro? Che fatica, che fatica vivere a Castle Rock. Viene voglia di piantar lì tutto, anche se forse c’è un eroe che ci salverà, nascosto da qualche parte.

(finito) Amo molto la fantascienza, ma ammetto che, spesso, preferisco leggere quei romanzi pieni di mostri, alieni, o ambientati in mondi dell’aldilà, in altre galassie, con altri e curiosi anche terribili protagonisti. Che c’entra questo? C’entra perché, quando leggo un libro di fantascienza ambientato in zone famigliari (ancorché in altri continenti), quando leggo di erba che muore o di trifidi che si fermano sul giardinetto di casa, o di baccelli messi sotto le scale della cantina, la cosa mi angoscia assai, più che quando mi trovo a combattere contro viscidi semiumani o con l’ira di Khan.
Detto questo, la lettura di Cose preziose mi ha disturbato tanto quanto poteva disturbare il pensiero di una cittadina ‘normale’, abitata da gente ‘normale’, mediamente pettegola, mediamente intelligente, mediamente occupata a farsi gli affari suoi e quelli degli altri, che piano piano, sottilmente ma inesorabilmente, cambia e scivola verso la china del precipizio. E, in fondo al precipizio, nero, buio, dolore, spavento, angoscia e fiamme d’inferno. Il tutto raccontato come vita di tutti i giorni, e perciò plausibile e perciò possibile. E perciò, proprio perché possibile, più pauroso.
Io non so se l’autore volesse con ciò simboleggiare le nostre più segrete e interne pulsioni, le nostre cattiverie, se volesse, in una parola, fare di Castle Rock lo specchio di quello che saremmo se soltanto ce ne dessero l’occasione. So solo che l’atmosfera si elettrizza a poco a poco, e si incupisce, e vedi persone che rotolano verso il male, così che il Male sembra essere l’unico spazio possibile. E se abbastanza presto si sospetta chi sia il particolare negoziante che apre la tenda di “Cose preziose”, è anche vero che si assiste impotenti alla discesa agli inferi di ogni personaggio toccato dal desiderio e da mister Gaunt, e ogni passo è piccolo e apparentemente innocuo, eppure porta più vicino al male e al dolore.
Se ci sono (e ci sono) alcune ingenuità, alcune soluzioni o svolte un po’ troppo tirate via; se anche verso il finale, dopo tutto, a un certo momento si trovano pagine degne della migliore scazzottata western e ci si stufa un po’; se la conclusione, tutto sommato, appare un po’ troppo tirata fuori dal cappello di un mago dilettante (eh eh eh); resta il fatto che l’atmosfera che King crea per la maggior parte del romanzo è quanto di più cupa e oppressiva io abbia trovato finora nei suoi libri. E a lui, di nuovo, riconosco questa capacità di calarti nel mondo che lui ha voluto costruire, senza possibilità di sfuggirgli. Tanto che alla fine mi sono chiesta se non sia per caso, il signor King, un parente stretto di mister Gaunt.



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