Massimo Gramellini nella Prefazione: «Ma cosa fa, esattamente, un giornalista? Quante volte mi sono sentito rivolgere questa domanda dai lettori. D’ora in poi saprò cosa rispondere: andate a leggervi l’ultimo libro di Luigi Grassia. Era proprio questo il manuale che oltre vent’anni fa, quando mi si aprirono le porte del mestiere, andavo cercando senza fortuna da uno scaffale all’altro. Un libro serio e leggero che mi spiegasse esattamente in cosa consisteva quel lavoro tanto agognato. E che me lo spiegasse non con un saggio ma con un racconto (…). I racconti dei viaggi si alternano alla quiete apparente dei pomeriggi in redazione. Vi basteranno poche pagine per calarvi nella vita del cronista che un giorno stringe la mano alla principessa Victoria di Svezia e quello dopo passa la notte in ufficio a titolare i pezzi altrui. Dopo aver letto il libro di Grassia, forse vedrete in modo diverso anche i giornali. Con la consapevolezza che, nei casi migliori, chi li scrive assomiglia un po’ a lui».
Così Domenico Quirico in una recensione: «”Professionista della velleità assoluta”: non ho mai sentito, neppure dai riveriti Maestri del mestiere, una definizione così sinteticamente perfetta, e così paradossalmente lusinghiera, della professione del giornalista. La si legge, con molto altro, che serve acolmarla di cose storie fatti, nel libro che il giornalista della Stampa Luigi Grassia pubblica per De Agostini con un titolo che sarebbe piaciuto a Palazzeschi e a Savinio: In mongolfiera contro un albero. Una scoppiettante autobiografia del Mestiere».
Dal sito de LaStampa.it:
Non è un saggio ma un racconto l’ultimo libro di Luigi Grassia, “In mongolfiera contro un albero”, pubblicato da De Agostini. Grassia, giornalista de La Stampa, svela con ironia la vita del cronista che un giorno stringe la mano alla principessa Victoria di Svezia e quello dopo passa la notte in ufficio a titolare i pezzi altrui.
Frizzante autobiografia, a tratti dissacrante, di un giornalista vero. Vero perché ormai i giornalisti, a mio avviso non esistono più. Vuoi per la crisi, vuoi per l’avanzata di un certo modo di affrontare le notizie, soprattutto a seguito della nascita e della diffusione imperante e virale dei social network, di fatto oggi i giornalisti non sono più quelli di una volta. Ecco perché un libro del genere può gettare luce su quello che fino a poco tempo fa era uno dei mestieri più affascinanti del mondo. Non so se consigliarlo a chi, ingenuamente, ancora aspira a divenire tale. Non vorrei ne uscisse ancora più sconfortato.