di Dale Zaccaria
Quando penso alla frase di Franca Rame: ” (…) i rischi e le situazioni tragiche che ci troviamo ad affrontare, abbiano sì a che vedere con la casualità, ma nella gran quantità dei casi tutto è dovuto a noi, al nostro carattere che si produce giorno per giorno in conseguenza di conflitti , cose imparate per caso e soprattutto acquisite con fatica e determinazione.” Mi dico che il 5 Gennaio giorno di nascita di Peppino Impastato ero si davanti alla polizia (sotto processo praticamente), e che forse il Peppino Impastato che è in me era veramente uscito fuori. In nome del padre tante cose non si possono dire, infondo lo diceva pure Pier Paolo Pasolini a Enzo Biagi “non posso dire tutto”. In nome del padre,come dice Dario Fo: “attenti alle trappole del potere”. Ed è proprio quel potere di cui si parlava con Enrique Irazquoi (l’attore del Vangelo secondo Matteo di PPP): “oggi più assoluto ed anonimo” che in nome del padre, è meglio non parlare. Ma Peppino si sarebbe incazzato quanto me, ne sono sicura, forse avrei dovuto essere, come dire, più come lui, sbeffeggiare, ridere, prendere in giro, il mostro nel quale mi era imbattutta, che solo dopo essermi trovata dinanzi alla polizia avevo tutto così chiaro. Ed era forse troppo ovvio che mi trovassi lì. Ma almeno ora conosco da vicino il potere, o meglio i suoi strumenti, che poi sono sempre gli stessi: minaccia, intimidazione, ricatto, oltre le tante annesse soubrette e mascotte televisive a loro uso e piacimento. In nome del padre o magari del padrone, certo non si può dire tutto. Non ci si deve opporre. Non ci si deve ribellare. In nome del padre è meglio stare zitti, farsi gli affari propri, pensare con sano egoismo tipico della nostra società capitalistica, e magari con quell’edonismo che ti rende persino più credibile e bello. Ma oltre al fatto che mi veniva da ridere davanti ai due poliziotti, certo non ho praticamente parlato, perché sapevo benissimo nella trappola macchinosa e calcolatrice nella quale ero caduta, oltre al fatto che la mia prima preoccupazione è stata ” cavolo io denuncio proprio loro con un certo lavoro artistico che faccio”. A parte la paura iniziale. Il riso conseguenziale. E il dopo, che appena sono uscita fuori pensavo alla frase di Dario Fo: “fatevi arrestare” che diceva al Teatro Valle. In nome del padre, del figlio, dello spirito santo, forse la prossima volta mi arresteranno. Amen.