Magazine Poesie

In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti

Da Villa Telesio

in nomine Patris, et Filii, et Spiritūs Sancti

Dalla testimonianza scritta di uno dei superstiti dei riti della setta cattolica dell’Eucaristia, attiva in Italia tra il XIX e il XXI secolo

“Che cazzo fai con quei cosi, non siamo mica in discoteca!”.

“Stronzi”, pensai, senza nemmeno capire chi avesse parlato. In piazzetta eravamo pochi: io, con la mia birra, e un’immensa noia; tra ragazze che bevevano in tre una bottiglia di Amaro del Capo alle 5 del pomeriggio; qualche marocchino a lavoro; una solitaria ragazza-faccia-d’angelo che parlava al telefono; un ragazzo con un jambee (era lui quello non sapeva che cazzo faceva); e poi c’erano loro, l’oggetto delle mie attenzioni casuali: vecchiette zoppe, vecchiette calve, vecchiette vestite da modelle, vecchiette con borse di pelle nera e scarpe da massaie, vecchiette con vecchietti al guinzaglio, vecchiette bellissime. Tutte dirette verso l’entrata principale della chiesa di SL, addobbata a festa per Natale. Addobbata in maniera casuale, come se a curare l’illuminazione fossi stato io.

“Hai del tabacco?”, mi chiese una delle tre ragazze del Capo, con delle scarpe da SuperMario. Parlo delle scarpe, perchè è l’unica cosa che ho visto. Non amo guardare negli occhi, se so non ne vale pena. Sapevo che non ne valeva la pena. Mi accesi una sigaretta rullata, e attesi. Attesi che finisse l’afflusso di vecchiette, perchè volevo entrare anch’io, per la prima volta, a sentire una messa che non fosse un funerale-matrimonio-battesimo, una messa classica, una grande serale messa invernale, dentro una chiesa non troppo brutta, addirittura sobria, con il solito pazzo amante del prete fuori dal portone, storpio elemosiniere dell’Est Europa, faccia da furfante temprato dalla certezza della sua salvezza eterna.

Finì la mia birra ed entrai. Mi sedetti a metà chiesa, che era – nonostante il mio continuo avvistare vecchiette – mezza vuota. La Digos avrebbe detto 25 persone, il prete 150. Accanto a me c’era una vecchietta, sola, classica. Non mi degnò di uno sguardo, non mi sorrise, non mi disse “Ehi giovane, che piacere vederla qua”. Col cazzo, se ne fottevano tutti della mia presenza, se ne sarebbero fottuti della presenza di chiunque. Potevo entrare vestito da astronauta, al massimo mi avrebbero solo chiesto più soldi al momento giusto. I cattolici non hanno fantasia. Hanno solo dei libri geniali. Ma i lettori sono gente tetra.

Ascoltai annoiato. Rimpiangevo la birra.

In comunione con tutta la Chiesa,

ricordiamo e veneriamo anzitutto

la gloriosa e sempre vergine Maria,

Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo,

san Giuseppe, suo sposo,

i santi apostoli e martiri:

Pietro e Paolo, Andrea,

[Giacomo, Giovanni,

Tommaso, Giacomo, Filippo, Bartolomeo,

Matteo, Simone e Taddeo,

Lino, Cleto, Clemente, Sisto,

Cornelio e Cipriano, Lorenzo, Crisogono,

Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano]

e tutti i santi;

per i loro meriti e le loro preghiere

donaci sempre aiuto e protezione.

Ok, pensai, questa pagliacciata sta finendo e non mi ha dato niente di niente. Coglione io.

Ricordati di tutti i presenti,

dei quali conosci la fede e la devozione:

per loro ti offriamo

e anch’essi ti offrono questo sacrificio di lode,

innalzano la preghiera a te, Dio eterno, vivo e vero,

per ottenere a sé e ai loro cari

redenzione, sicurezza di vita e salute.

Inizio come un brusio dai primi banchi, un rumore di sottofondo. Sembra come se qualcuno stesse masticando, pensai. E sorrisi. Che cazzo stanno facendo? Il prete era uscito in sordina da una porta secondaria. Forse è andato a cercare il suo rumeno storpio, pensai. Forse…poi sentì un dolore incredibile all’avanbraccio sinistro, mi girai e vidi gli occhi folli della vecchia accanto a me mentre mi fissava con uno sguardo che per non essere banale non descrivo, e masticava. Masticava il mio braccio, mi stava cercando di strappare la carne dal mio braccio. Urlai, con tutte le mie forze. Le diedi un pugno, lei mollò la presa e cadde all’indietro, stordita. Mi alzai e corsi verso l’uscita, non prima di aver visto ‘il pasto’: decine di vecchiette che si mangiavano tra di loro, senza sofferenza, con un rumore secco di carne strappata, mentre il prete era tornato dentro, e come in trance, recitava:

Nel giorno in cui celebriamo la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, anche noi siamo chiamati a morire al peccato per risorgere alla vita nuova. Riconosciamoci bisognosi della misericordia del Padre.

Fottiti, stronzo, siete completamente fatti, siete completamente fatti!, gridai. Poi mi girai. E davanti all’uscita c’erano dieci vecchiette che mi fissavano, sfiorandosi le labbra con le loro lingue secche.


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