Questi rappresentanti religiosi risulteranno determinanti non solo per l’assistenza e il supporto morale dei pazienti, ma saranno anche molto utili agli infermieri e ai dottori per chiarire tutti quegli aspetti di carattere religioso che caratterizzato il contesto sanitario-assistenziale delle varie culture. L’attività che svolgeranno non sarà solo un supporto alla mediazione culturale, ma si configura come un’autentica mediazione religiosa.
“Si tratta di un altro passo in avanti per l’umanizzazione delle strutture ospedaliere” ha commentato Nicola Giorgione, che ha sottolineato come questa iniziativa sia una forma di rispetto “delle varie professioni religiose, delle consuetudini e delle tradizioni”. Un segno importante, dunque, di un cambiamento in atto: il mondo sta mutando in fretta e anche l’assistenza sanitaria si adatta ai nuovi ed inediti scenari. “La società multietnica si riflette anche nei malati” ha affermato Gian Paolo Zanetta: dare a tutti i pazienti il diritto di avere un supporto religioso nei momenti difficili è un segno importante di civiltà, simbolo di un agire senza distinzioni e pregiudizi sulla fede o sulle abitudini di ognuno.