Ieri sera ero in piazza anche io, per la manifestazione milanese contro la legge bavaglio.In piazza Cordusio, sotto un sole cocente, tra i palazzi delle Generali, della Fondiaria Sai, ho ascoltato gli interventi (focosi) di Piero Ricca, lo scrittore Vincenzo Consolo e poi via via gli altri (tra i relatori l'ex senatore Pd e giurista Carlo Smuraglia, i giornalisti Gianni Barbacetto, Peter Gomez, Guido Besana, e Daniele Biacchessi, e l'avvocato dei familiari delle vittime della strage di Piazza Fontana, Federico Sinicato.)..Contemporaneamente a Roma, alla manifestazione principale, si potevano ascoltare gli interventi tra gli altri di Roberto Saviano e Claudio Giardullo (sindacato polizia). La mamma di Federico Aldrovandi e la sorella di Stefano Cucchi.
L'intervento di Rodotà : "La piazza ci racconta la storia di un successo, ha inciso sull'agenda politica"Sono stati tutti interventi che mettevano in primo piano la parola libertà: libertà di ricerca, di espressione, di poter fare indagini contro la piccola e grande criminalità. Il bavaglio messo con la giustificazione falsa di salvare le telefonate dei fidanzati, diceva Saviano.Ma su una cosa bisognava soffermarsi, prima di tutto: noi eravamo in piazza per difendere i nostri diritti. Questo è il punto nevralgico: in Italia oggi si è costretti a manifestare, a scendere nelle piazze per chiedere il rispetto della legge, della costituzione. Per ivendare quello che dovrebbe esserci dovuto.Tutto qua.