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In politica la divisione non è necessariamente un male

Creato il 16 novembre 2013 da Alessandro Zorco @alessandrozorco
 

Scissioni. Partiti spaccati a metà come mele. In questi giorni si parla tanto della drammatica divisione del Popolo della Libertà che segue a qualche anno di distanza lo strappo tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi. Per non parlare del Partito democratico, che praticamente è nato già diviso in due anime. La parola d’ordine della politica, soprattutto in questo momento storico, è divisione. Falchi e colombe volteggiano indisturbati sulle nostre teste per la gioia dei giornalisti che possono raccontare battaglie epiche all’interno di questo o quello schieramento politico. Ma siamo sicuri che tutte queste divisioni siano veramente un male?

Da tempo le categorie con cui ci hanno abituati a classificare i partiti politici non esistono più. Parlare di una divisione tra centrodestra e centrosinistra è ormai un

Divisione
esercizio di pura retorica. Una convenzione per identificare i due schieramenti. Le vecchie ideologie sono tramontate e il sistema politico si è profondamente trasformato. Avevamo sperato che Mani Pulite avesse dato una bella risciacquata ai palazzi del potere segnando una divisione netta tra la prima e la seconda Repubblica. Ma gli scandali recenti dimostrano che il sistema politico, soprattutto a livello locale, ha spesso e volentieri sconfinato nel malaffare e nella corruzione: la politica, per molti mestieranti, si è trasformata da un nobile mezzo per procurare il benessere della “polis” in un mezzo per procurarsi esclusivamente il benessere personale. Questo sistema, alimentato da tanti cittadini complici che hanno usufruito dei favori di questo tipo di politica, è durato, indisturbato, fino ad oggi. E’ durato fino a quando la crisi economica ha reso incolmabile la distanza tra chi mangia a quattro ganasce e chi invece non riesce più a mettere insieme il pranzo con la cena. Insormontabile la divisione tra diversi ceti sociali. Finché, dopo anni di mangiucchi, il tappo della pentola a pressione è saltato in tutta Italia.

Non che anche in questi anni non ci siano state persone oneste, per carità. Nella politica come nei posti pubblici e negli altri posti di lavoro si sono susseguite tante persone degnissime. E’ che molto spesso le persone oneste non sono tanto coraggiose e allora, vuoi per paura di un sistema brutto e cattivo, vuoi per non aver troppe rotture di palle, evitano di esprimere il loro dissenso. Scelgono il silenzio. Che come sappiamo è mafia. Alimenta la corruzione. E’ un silenzio complice.

La divisione annunciata nel Vangelo

Eppure, lo cantava Bob Dylan, i tempi stanno cambiando. In questo momento l’unica distinzione possibile – in Italia come in Sardegna, in Europa come in tutto il mondo – è quella tra chi è onesto e i mistificatori. Tra chi lotta per la verità e chi la verità la vuole nascondere, offuscare. Tra chi cerca il bene comune e chi opera per salvaguardare il proprio potere personale e i propri privilegi.

Questa situazione – che vale per la politica come per qualsiasi altro consorzio umano – fa pensare ad un passo del Vangelo, lettura moderna nonostante i suoi 2000 anni, che bene si attaglia a questi giorni in cui la disaffezione e il disincanto si alternano alla voglia di combattere. Nel brano di  Luca 12 (versetti 49-53) Gesù dice ai suoi discepoli di essere venuto a portare il fuoco sulla terra “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? – dice -. No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre;  padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre,  suocera contro nuora e nuora contro suocera”.

La grande battaglia, nella politica come nella vita quotidiana, è ormai quella tra chi lotta onestamente e cerca la verità e chi invece è disonesto e rimesta nel torbido della menzogna. E allora ben vengano le divisioni all’interno dei partiti, delle associazioni, delle famiglie, se hanno l’obiettivo di  far emergere anche la parte buona della società. Forse il tempo del silenzio è finito: bisogna prendere una decisione e scegliere da che parte stare.

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In politica la divisione non è necessariamente un male
Alessandro Zorco

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