Sono pignolo. Lo ammetto e non me ne vergogno. Quasi me ne vanto, certe volte.Ecco, c'è una cosa che mi ha sempre fatto innervosire tanto. Un errore che commettono molti colleghi giornalisti, ma che diventa ancora più imperdonabile se commesso da altri. In breve: non posso negare l'orgoglio di provenire da una terra che l'Unesco ha dichiarato "patrimonio dell'Umanità". Questa terra, quella delle città tardo-barocche risorte con arte e ingegno dopo il devastante terremoto del 1693, si chiama Val di Noto. IL Val di Noto. Non la Val di Noto. Non esiste una "Valle di Noto". Dunque è un grave errore continuare a scrivere che Caltagirone, Militello Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli sono "le città tardo-barocche della Val di Noto", che l'Unesco ha ritenuto meritevoli del riconoscimento nel 2002.
Chiaro? Per molti no, ed è comprensibile. L'errore l'ho letto persino su testate locali, figurarsi. E questo, a me che sono un patito (appunto pignolo...) della geografia, sembra assurdo. Ma che per tanto tempo la dicitura sbagliata campeggiasse persino sul sito Internet della Commissione Nazionale Italiana dell'Unesco... Ci sono ritornato davvero per caso un paio di giorni fa e l'errore era sempre lì. A quel punto, da vero pignolo, ho scritto a Unesco Italia.
Ho scritto questo. Che appunto non esiste la Val di Noto. Che insieme al Val Demone e al Vallo di Mazara (d'altra parte, si chiama Mazara del Vallo, no?), il Val di Noto costituiva le suddivisioni della Sicilia dagli arabo-normanni ai Borboni fino al 1812. E che "vallo" è termine amministrativo di quasi certa derivazione araba, mentre è rigettata ormai unanimemente la pretesa che avesse a che fare con le valli della geografia fisica.
La pignoleria ha avuto ragione. Con cortesia e sensibilità, Unesco Italia ha rimosso dal sito web la dicitura errata. Piccola soddisfazione personale. Peccato che il link indirizzi comunque alla pagina ufficiale dell'Unesco dove, almeno in francese e spagnolo, è replicato lo stesso errore...