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Pubblico volentieri il "ricordo" di Franca Rame scritto da Lorenzo Lorusso, direttore del periodico "La Gazzetta Giuliana", che ha avuto la fortuna di conoscere lei e Dario Fo nella loro casa in Umbria, due anni fa (le foto di Angelo Albero, pubblicate su gentile concessione dell'autore e di cui è vietata la riproduzione, sono tratte da quell'incontro):
"In ricordo di Franca Rame", di Lorenzo Lorusso
Franca Rame con il dott. Paolo Baiocchi, psichiatra e direttore dell'Istituto Gestalt Trieste(foto di Angelo Albero, su gentile concessione dell'autore, riproduzione vietata)
""Ho conosciuto Franca Rame, Dario e Jacopo Fo, nell’estate di due anni fa, a Santa Cristina di Gubbio, in Umbria, nel loro villaggio turistico, spiritosamente denominato “Alcatraz”. Mi ero recato in quella località poiché, come chi mi conosce sa, sono counselor professionista in psicologia e quella sede era stata prescelta per un seminario di studi. Mai avrei pensato di incontrare e conoscere personalmente tutti i componenti della famiglia Fo, dei personaggi squisitamente garbati ed ospitali, dei geni della recitazione e del Teatro con la T maiuscola. Dico questo non per piaggeria o per retorica ma perché sfido chiunque li abbia conosciuti a non essere rimasto a bocca aperta di fronte a tanta saggezza, raffinatezza, acutezza, intelligenza.In quel villaggio di rara bellezza, con una posizione geografica-collinare unica per varietà di fauna e di flora, si respirava non solo aria buona ma anche arte da tutti i pori: pareti con murales, sculture ed oli su tela dipinti da Franca, da Jacopo ma anche dalla loro nuora Eleonora Albanese. Per me che ho recensito in passato quadri anche di artisti famosi, come si dice in gergo “catalogati”, quelle opere esposte o conservate con cura in quel villaggio sono tutte di ottimo livello e meriterebbero maggiori attenzioni da parte dei critici d’arte internazionali.Una mattina mi ero alzato molto presto poiché un problema fisico non mi dava tregua neppure a letto, così mi incamminai per un vialetto del villaggio e mai avrei pensato di incontrare Dario Fo in persona, con il suo mantello rosso sgargiante ed il suo cappello di Panama ben piegato sul davanti (probabilmente per vezzo ma anche per proteggersi dai raggi solari). Avevo da poco incontrato, sullo stesso vialetto, una mia collega di counseling, e Dario, appena ci vide, senza mai averci visto prima e senza esitare neppure un secondo, ci invitò a casa sua. Per farlo dovette tornare sui suoi passi e riaprire la porta che aveva appena chiuso, ma orgoglioso ci disse: «Questa è stata un’idea di Jacopo, è una casa tutta ecologica e biocompatibile, sia d’estate sia d’inverno la temperatura interna è sempre la stessa, per costruirla così bene abbiamo consultato degli architetti scandinavi». Io e la mia collega vi entrammo in punta di piedi, un po’ imbarazzati per l’improvviso invito ed un po’ sorpresi di fronte a tanta ospitalità e cortesia, ma lì potemmo ammirare altri dipinti di Dario e di Franca, alcuni di questi addirittura accatastati per terra, senza neppure l’onore di una parete che li ospitasse tanti ne erano, tutti di rara bellezza.Tempo addietro avevo conosciuto un altro premio Nobel ma si trattava di un personaggio che se la tirava tantissimo, Dario Fo, invece, sembrava quasi mio padre per il modo disinvolto e familiare come mi trattava.
Franca la incontravo quasi sempre poco prima del pranzo o della cena, un po’ più schiva rispetto al carattere simpaticamente irruento e travolgente di Dario, al quale, attori provenienti da ogni parte, sottoponevano alla sua attenzione dei copioni da esaminare. Probabilmente già all’epoca Franca Rame era stata colpita dal male che quest’anno ne ha decretato la morte, lo si percepiva da alcune espressioni del suo volto, anche se chiunque la incontrasse riceveva da lei sempre un sincero ed affettuoso sorriso.""
Dario Fo con Lorenzo Lorusso(foto di Angelo Albero, su gentile concessione dell'autore, riproduzione vietata)
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