Il 20 dicembre del 2006 Piergiorgio Welby vedeva finalmente esaudito il suo desiderio di una morte dignitosa: è stato sedato e staccato dal respiratore che lo teneva in vita, morendo come aveva tenacemente chiesto. A cinque anni di distanza da quella storica battaglia per la libertà di scelta, l’Italia rischia ancora di diventare il paese del sondino di Stato. Il disegno di legge contro il testamento biologico, il cui iter era iniziato per impedire a Beppino Englaro di far riprendere alla figlia Eluana il percorso di morte, artificialmente interrotto, è ancora in discussione in parlamento. Un disegno di legge contro il testamento biologico perché impedisce a ogni cittadino di lasciare disposizioni vincolanti per rifiutare alcuni interventi medici.
Due sono gli aspetti centrali di questo disegno di legge: il primo è l’esclusione dell’alimentazione e idratazione artificiale dai trattamenti sanitari che possono essere oggetto delel Dichiarazioni anticipate di trattamento (art.3 comma 4). Esclusione del tutto arbitraria, visto che tutta la comunità scientifica è concorde nel considerare nutrizione e idratazione artificiali trattamenti medici a tutti gli effetti (e come tali subordinati al consenso informato del paziente); il secondo aspetto, che svuota completamente di significato ogni testamento biologico, è che nelle Dichiarazioni aticipate di trattamento previste dal disgno di legge si possono esprimere solo degli «orientamenti» non vincolanti per il medico (8art 3 comma 1 e art. 7 comma 1), al quale dunque compete la scelta finale. La questione fondamentale che è in discussione quando si parla di testamento biologico non è il cosa fare quando ci si trova in determinate condizioni ma il chi decide. Lo Stato non può decidere al posto mio su cosa io debba fare, deve soltanto creare una cornice giuridica che garantisca che le mie decisioni, così come quelle di chiunque altro siano rispettate. Per una volta dobbiamo augurarci che il parlamento, come del resto accade spesso, lasci questo ddl nel cassetto. Finché non avremo nessuna legge, potremmo sempre appellarci all’articolo 32 della Costituzione che stabilisce che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario». Meglio nessuna legge, che una legge contro la libertà. su micromega.net trovate la testimonianza di Mina Welby raccolta da me e pubblicata su MicroMega 2/2009.
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