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In sala il FILM su Pinuccio Lovero

Creato il 16 maggio 2014 da Masedomani @ma_se_domani

Cosa vorresti fare da grande? Quante volte ve lo hanno chiesto negli anni? Da bambina, io volevo fare l’astronauta, d’altro canto amavo la serie TV Star Trek e, probabilmente, ne subii il fascino. Alle superiori ero un asso in matematica e fisica quindi, dopo anni di enormi soddisfazioni (ossia: massima comprensione, nessuno studio, voti ottimi) decisi sarei diventata un fisico nucleare e anche i test attitudinali mi diedero ragione. Avevo trovato la mia strada fatta di solitudine, seminterrati bui e sbocchi pressoché nulli. Esatto, tutti continuavano a dissuadermi dall’intraprendere un percorso che mi avrebbe condotto al lettino di uno strizzacervelli con un flacone di farmaci in mano.

Dopo le vacanze estive, come ogni neo-maggiorenne, bastarono quattro mesi con lo zaino in spalla per convincermi che giurisprudenza fosse la scelta giusta. Ero determinata a farmi pagare per viaggiare: volevo fare l’ambasciatrice, no comment.

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Questa lunga premessa per dimostrare che siamo tutti strambi e che spesso le aspirazioni nascano da coincidenze, situazioni inattese e dagli umori del momento. E Pinuccio Lovero è uno di noi. Sin da bambino era determinato a fare l’addetto al cimitero. Avete capito bene, voleva gestire il Camposanto in tutti gli aspetti pratici: dalla manutenzione, all’assegnazione dei loculi, sino all’accoglienza del caro estinto. Ma niente da fare, non c’era posto per lui.

La storia dell’aspirante becchino attirò l’attenzione del regista pugliese Pippo Mezzapesa e nacque prima un documentario, poi un personaggio pubblico. Dopo la presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia del 2008 di “Sogno di una morte di mezza estate”, tutti i salotti televisivi volevano il signor Lovero. Si sa, la notorietà piace, dà soddisfazioni e al nostro moderno eroe ha permesso di ottenere il tanto agognato posto fisso nel cimitero della sua Bitonto. Poi, come capita in quest’epoca dominata dall’effimero, in poco tempo la bolla è esplosa e i riflettori si sono spenti. Peccato che creino assuefazione e Pinuccio ha provato l’astinenza da notorietà.

Pinuccio Lovero in una scena del film - Photo: courtesy of 404

Pinuccio Lovero in una scena del film – Photo: courtesy of 404

Bisogna dar atto all’uomo di non mancare d’inventiva, spavalderia e coraggio. Questa volta è lui a chiamare il regista di un tempo e a proporre una nuova collaborazione. Alla fine ne esce un film, una sorta di mokumentary (per una volta senza morti viventi, catastrofi, o entità demoniache in agguato) sulla sua discesa in campo. Eh già, compreso che gli unici mezzi per essere notati, poter fare ciò che si vorrebbe e migliorare la propria vita oggigiorno sono il tubo catodico e la politica, il becchino di Bitonto si rimbocca le maniche e si candida alle elezioni comunali con un programma ben preciso, tutto cimiteriale

:)

La storia di quest’uomo è unica e quello che più colpisce è che, dietro una curiosa vicenda che ben si adatta allo schermo, di fatto la pellicola scatti una chiara, disarmante, realistica fotografia di un’Italia che è ovunque con i suoi limiti e le sue convinzioni distorte. La popolazione oramai ha priorità, principi, ideali e vive in base alle regole che le vengono inculcate dal mondo “social”. Alla fine, Pinuccio è una divertente parentesi (tra le sue qualità vi è un bel po’ di autoironia) in una massa di gente out che fa del piccolo cabotaggio in un Paese sempre più alla deriva. Il motivo per cui siamo quel che siamo, con pregi e difetti, alla fine è tutto racchiuso in questo divertente filmato che osa uscire dai soliti schemi, che non giudica né suggerisce, mostra soltanto.

Vissia Menza


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