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in Scena/ Federico Tiezzi: “Fare uno spettacolo teatrale è come dipingere un quadro”

Creato il 27 aprile 2011 da Iltelevisionario

(di Alessandra Giorda) In occasione del sacro dramma in tre atti, Parsifal, tenutosi a gennaio e febbraio scorso, presso il Teatro Regio di Torino, dove moltissimi erano i giovani che hanno partecipato, ho per Voi intervistato il regista Federico Tiezzi. L’opera è stata rappresentata in maniera spettacolare e le cinque ore di durata, sono volate, perché tutti rapiti dalla bravura dei cantanti, dalla scenografia sublime con una regia d’eccezione. Qual è l’iter per diventare un regista teatrale d’opera? Come nasce questa passione? Come può il teatro aiutare chi è poco socievole a comunicare? Scopriamolo!

D: Come nasce l’idea e l’opportunità di intraprendere la carriera di regista teatrale?

R: Kerourac, a chi gli chiedeva come mai avesse intrapreso la carriera di scrittore, rispondeva che era stato più facile farlo che non farlo. Così è stato per me riguardo al teatro. Ho studiato storia dell’arte alla facoltà di Lettere a Firenze, quindi un territorio affine, ma diverso dal teatro. Ho cominciato da me, attraverso i racconti fiabeschi di mia madre, attraverso la lettura di quei tre o quattro libri di drammi conservati nella biblioteca di mio padre, attraverso la traduzione dei classici, soprattutto greci. Sono sempre stato molto solitario: il teatro mi spingeva a stare con gli altri ed a comunicare. Così ho cominciato da questa mia volontà.

D: Cosa ama del suo lavoro?

R: Dirigere gli attori. Creare la recitazione insieme a loro. Coinvolgermi direttamente, sostituirmi a loro, ma non essere mai loro. Insegnare che recitare è un’esperienza sospesa tra la parola ed il corpo. Un binomio connesso.

D: Perché regista teatrale e non televisivo?

R: Non ho mai pensato alla televisione: é un linguaggio che non mi interessa. Bisogna sviluppare una pratica attinente a quel linguaggio ed un talento che cuce l’immediatezza del fatto quotidiano ad un’immediatezza espressiva. Sono l’esatto contrario. Prediligo quei linguaggi come la recitazione e lo scrivere, dove il pensiero ha un ruolo riflessivo, quasi filosofico.

D: I suoi allestimenti sono spettacolari. E’ una dote innata?

R: Credo di si. Nessuno me l’ha mai insegnata! Fare uno spettacolo è come dipingere un quadro. Esistono quadri d’interni, più intimi, più alla Rembrandt. Esistono anche quelli di battaglie, più grandi e più spettacolari, più alla David!

D: Il “suo” Parsifal a Torino al Regio, ha avuto grandissimo successo. Mi parli del dietro le quinte.

R: Riuscire nel Parsifal è sempre una vera impresa, sia per le difficoltà musicali sia per quelle sceniche. Il Regio, però, può contare sulla presenza di collaboratori di prim’ordine che permettono, con armonia, la realizzazione di queste difficili sfide.

Reduce dal successo di Norma a Tel Aviv e la nuova opera di Fabio Vacchi per il Petruzzelli di Bari, teatro che ama particolarmete perché lì ha cominciato con la lirica, Federico Tiezzi è un moto perpetuo, ma sa dosare lavoro e passioni.

Clicca per vedere la presentazione.

D: Chi è Federico Tiezzi nel privato? Quali sono i suoi interessi?

R: I miei interessi? Sono moltissimi! Dalle arti marziali che pratico da molti anni, alla costruzione, nel mio giardino, di un teatro all’aperto.

D: Qual è il suo sogno nel cassetto?

R: Creare un Istituto d’Arte dell’Attore in Toscana. Le premesse sono in un Laboratorio che da tre anni conduco con il sostegno della Regione.

Le immagini della galleria sono tratte dal sito del Teatro Regio di Torino www.teatroregio.torino.it



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