(di Alessandra Giorda) Interminabile successo che essere sembra senza fine per Forbici Follia al Teatro Gioiello di Torino. In scena dall’11 novembre 2010 continua ad essere prorogato a richiesta insistente del pubblico. E’ l’unico spettacolo teatrale entrato più volte nel Guinness dei Primati. Negli anni ’60 Paul Portner, psicologo svizzero, scrisse il testo teatrale Scherenschnitt (termine usto per indicare l’arte di ritagliare la carta con le forbici) che divenne un caso mondiale con sfondo psicologico molto interessante. Portner aveva come obiettivo capire i diversi modi in cui la gente percepisce la realtà ed i questo caso il crimine. La grande innovazione che porta l’autore, in questo capolavoro, è quella di far intervenire il pubblico mettendo in risalto la percezione che ognuno ha della realtà. Infatti dà agli spettatori la possibilità di risolvere il caso attraverso l’interpretazione di ciò che hanno sentito o visto, anzi che credono di avere sentito e visto.
Forbici Follia è un mix di più aspetti. Una commedia brillante dove c’è giallo, cabaret, dramma, improvvisazione ed interazione con il pubblico, che ha una parte decisiva, infatti sarà proprio quest’ultimo a decretare l’assassino che cambia a seconda della percezione del pubblico. L’assassino non è sempre il medesimo. E’un giallo tutto da scoprire, imperdibile con un cast di attori fantastici.
Per Voi, cari lettori, ho intervistato Simone Moretto, primo attore, cabarettista, grande sognatore, con buona dose di simpatia ed amante del pubblico. Un amore travolgente, dove in ogni spettacolo che rappresenta, il suo primo pensiero è quello di soddisfarlo. Scopriamo cosa Vi racconta.
D: Come hai iniziato la tua carriera?
R: Come tanti ragazzi, lavorando come animatore. D’estate uno sui diverte e con un lavoretto ci si mantiene gli studi universitari. Stando sul palco ho incominciato ad amare il pubblico ed a fare delle belle serate. Un paio d’anni dopo ho frequentato l’accademia del comico e quella dell’improvvisazione teatrale. Pensa che ero sicuro che il teatro non mi sarebbe piaciuto. Che errore!
Un giorno mi sono svegliato ed ho capito che quella era la mia strada. Adoro fare ogni tipo di spettacolo. Impazzisco già solo a sentire l’odore del palcoscenico, delle luci. E’ una grande passione che vive in me.
D: Che cosa ami di più del tuo lavoro?
R: Ti racconto un aneddoto, sai sono già un vecchio attore con tanta esperienza che ricorda. Scherzo! In una serata, sono salito sul palco, ho sentito l’odore del legno, i fari caldi puntati su di me e la gente in silenzio. Tutti pronti ad ascoltarmi, mi è venuto un brivido che si è irradiato lungo tutto il mio corpo ed ho sentito l’esigenza di fare un pezzo drammatico in una serata di cabaret. Volevo un qualcosa di diverso per arrivare dritto al pubblico, volevo far provare emozioni forti e così è stato. Noi attori trasmettiamo emozioni, che lo spettacolo sia drammatico o meno. E’ meraviglioso sentire che lo spettatore vuole qualcosa da te e tu puoi darglielo. Cosa c’è di più bello dopo che fai una battuta e ricevi una risata fragorosa? Credimi è una sensazione stupenda.
D: Se non avessi intrapreso la carriera di attore, quale altro lavoro ti sarebbe interessato?
R: Difficilmente potrei fare altro. Ho frequentato l’università studiando lingue straniere ed ho lavorato come libraio. Senza, però, stare davanti al pubblico non è vita per me. Sono il tipo che vorrei diventare universalmente famoso e fuori dal lavoro rimanere un ragazzo semplice. Mi piace pulire casa ed andare a fare la spesa.
Simone Moretto, persona di grandissima simpatia ed umiltà che riconosce come può accadere anche la serata “storta”, dove il successo può essere difficile da ottenere. Con grande intelligente trae insegnamento anche dagli errori. E’ una persona che ama mettersi in discussione ed alla prova. Ha bisogno di stimoli di capire i suoi limiti e lavorare per superarli dove il maestro in assoluto è il suo amato pubblico.
Infatti riguardo ad una serata presso il Piccolo Teatro Casino di S. Vincent, in Valle d’Aosta afferma:“Sono anni in cui cerco la sperimentazione. Volevo capire come iniziando un pezzo in malo modo riuscivo a “tirarlo su”. Solo dopo cinque eterni minuti ho strappato l’applauso alla gente di alto livello presente che era lì a cena. Non è stata una serata riuscita secondo i canoni, ma per me è stata di grande valore per capire e provare”.
D: Hai mai avuto l’ansia da palco?
R: Si, ma non in teatro, bensì in TV. Conduco con Elisabetta Viviani, con la quale è nato un grande amore lavorativo, è una persona magnifica, un programma per bambini su Telenova. Quando sono stato presentato come conduttore ed è stato fatto il mio nome, mi sono tremate le gambe. Lavorare in televisione è una tensione continua. Oltre al pubblico, che in quell’occasione era vastissimo, avevo chi mi diceva fai una battuta ora, taglia, fai così fai cosà e tu davanti alle telecamere devi essere impeccabile. In teatro, quando insegno, dico sempre ai miei allievi, che è meglio fare le brutte figure subito. In questo modo acquisti più sicurezza e diminuisce la paura di sbagliare. Noi viviamo per il pubblico. Mi metto sempre nei suoi panni. Quelle serate dove tutto è filato liscio, lo spettatore è stato contento, ma non c’è stato quel quid in più, sono rammaricato. Voglio che chi viene a teatro esca sempre con l’entusiasmo alle stelle. Ha pagato un biglietto e deve ricevere il massimo dall’attore.
D: Ami la televisione anche se adori il teatro, quale programma ti piacerebbe condurre?
R: Un programma pomeridiano di interviste a personaggi. Amo capire, come mi sembra faccia tu, cosa si cela dietro al personaggio. Chi è l’uomo? Amo andare oltre a ciò che appare.
D: Stai scrivendo uno spettacolo per il teatro, raccontami.
R: Si svolgerà a cavallo tra Francia ed Italia. Interpreto il ruolo di uno che se la tira perché ha vissuto all’estero, che si è innamorato di una cantante francese, che fa lo snob e che per qualche motivo, che mi devo ancora inventare, deve rientrare in patria. Alla fine esce fuori la sua vera identità e si scopre essere un gran “caciarone” e casinista. Sto cercando la cantate che deve essere sul cliché di Carla Bruni.
D: Forbici Follia: più volte nel Guinnes dei Primati, presentato in 25 Paesi al Mondo, tradotto in moltissime lingue ed ovunque un successo impensabile; è un giallo come Trappola per Topi?
R: Questa è una domanda alla Marzullo! Chi l’ha scritto ha fatto un capolavoro. Non ci credevo nemmeno io che potesse piacere così tanto. A Torino è stato rappresentato per la prima volta 10 anni fa al Teatro Gioiello che ha una capienza di 500 posti. C’è stato il tutto esaurito per 6 mesi! Quest’anno è la quarta volta che viene rappresentato e non riusciamo dare una fine, la gente continua a gremire il Teatro. C’è chi lo rivede per più volte, così scopre più assassini ed entra in contatto con gli attori. Sono quei capolavori inspiegabili, dove tutto sembra essere perfetto. La grande Aghata Christie ha scritto innumerevoli intramontabili gialli, ma Trappola per Topi l’ha consacrata nell’Olimpo degli scrittori. Penso che Forbici Follia non sarà mai dimenticato, sempre ed ovunque nel mondo continuerà a spopolare.