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In Scena Veritas chiude stasera il Festival dei Diritti a Pavia

Creato il 30 novembre 2013 da Antonioriccipv @antonioricci

Il Festival dei Diritti 2013 chiude questa sera alle 21 in Santa Maria Gualtieri con “Il bandolo della matassa”, spettacolo teatrale prodotto da In Scena Veritas e tratto dal libro di Margaret Mazzantini “Zorro – Un eremita sul marciapiede”, per la regia e l’adattamento scenico di Maria Elisa Calderoni, Massimo Giacomantonio e Alessandro Chieregato, quest’ultimo anche unico attore in scena.

In Scena Veritas chiude stasera il Festival dei Diritti a Pavia

Un uomo si racconta: fastidioso, buffo, comico, arrabbiato e dolente. Porta stretto il suo trauma e lo svela al pubblico piano, fra una battuta e il morso di una parola. «Un senzatetto è una scabrosità che appartiene a tutti, un timore remoto, celato in noi tutti, di perdere i fili e mollare il mondo regolare – si legge nelle note di regia – I barboni odorano di ciò che si ha paura di perdere, bevono, ti urlano contro, a volte ti ignorano, straparlano e si portano la loro umanità alluvionata per strada. Si appartano dalla vita, sbracano, ci ricordano che un filo separa la normalità dal marciapiede». Dentro ci sono i temi della sicurezza sul lavoro minata dall’abitudine, della ripetitività come appiattimento e pericolo, e del lavoro che ti fa sentire regolare in un mondo regolare, fino a quando, d’un tratto, il trauma della responsabilità di un incidente muta l’uomo. Tutto questo raccontato nel corpo a corpo di un attore con se stesso, un monologo dove è permesso sgangherarsi, essere narratore della propria storia e di mille storie, fino al punto di essere struggente e volgare. «Quando è stato che mi sono ingarbugliato? Quand’è che la matassa s’è intricata? – si chiede l’attore – Tutti i fili erano lì, davanti ai miei occhi, regolari, un po’ noiosi ogni tanto, ma ci stava…Poi si sono aggrovigliati, non me ne sono accorto subito, ho visto i fili attorcigliarsi, arruffarsi e ho perso il capo, il bandolo. Ecco, il bandolo, sembra che lo trovo. Poi no, non lo trovo». Sulla scena nuda, le mutevolezze di Zagor ritmano il movimento del corpo e scandiscono i cambiamenti, mentre il gesto dell’attore si prolunga nel gesto d’uomo e la musica si fa cassa armonica per “quel misto di luce e polvere che siamo”. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.



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