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In Search of Visions, Sublimazioni di Realtà (N°1): The Roe's Room

Creato il 17 novembre 2014 da Giuseppe Armellini
In Search of Visions, Sublimazioni di Realtà (N°1): The Roe's RoomRomina aveva già scritto una rece nel blog ma adesso anche per lei è arrivato il momento di cominciare la sua rubrica. Sarà apparentemente più "ricercata" delle altre.La rubrica dico, non Romina.Perchè in realtà tutte le ragazze hanno la stessa preparazione, la stessa umiltà e la stessa passione. Per attitudini personali e per differenziare le rubriche abbiamo solo scelto diversi modi di parlare di cinema.--------------------------------------------------------------------------Confesso di avere una propensione per i film senza una trama ben individuabile, senza struttura, e per questo ho deciso di dedicare la rubrica proprio a tali pellicole. Molto bene. Per la serie: come mettersi nel sacco da soli e sparare frasi a caso. Comunque, a parte quello che posso dire io, se vi piace la pittura questo film vi piacerà doppiamente di più. Ma, soprattutto,  questo è un film  nel quale è bello perdersi. Perdetevi.
LA LUCE GIALLA DEL TARDO POMERIGGIO.
Le osservate mai le finestre dei palazzi immaginando cosa ci potrebbe essere dietro?Io lo faccio a volte, seduta su un terrazzo o da altre prospettive, mi fermo e inizio a fantasticare sulla disposizione  dei mobili, sul colore delle pareti, sulle persone che ci vivono dentro, se vanno a letto vestiti nel letto mai rifatto o se si mettono con cura vestaglie di seta rosa. Ogni volta che guardiamo gli altri desideriamo un po' scavare dentro noi stessi, si sa.In un appartamento di un piano imprecisato di un vecchio palazzo vive una famiglia come tante: padre, madre, figlio. Una famiglia che si muove lentamente da una stanza all'altra, una famiglia che galleggia nella luce del tardo pomeriggio. Quella luce è di un calore che ammorbidisce tutto.Il figlio prepara la tavola e toglie le pieghe dalla tovaglia, piano, con le ombre delle tende di pizzo proiettate sulla faccia. La madre prepara la cena tra i fornelli e la serve, silenziosa. Il padre legge, in piedi, col vento che gli volta le pagine, come levitasse.Una casa dalla quale nessuno esce mai, un microcosmo.Nessuno lo sa ma dentro quell'appartamento è cresciuto un albero enorme, che affonda le radici nel piano di sotto, dove ogni sera un uomo si incontra con una donna diversa. La chioma dell'albero invece, invade l'inquilino del piano di sopra, di cui nessuno sa nulla, ma probabilmente prega e medita. E' la natura che irrompe e sventra i muri e i pavimenti di quel piccolissimo mondo.Al centro si erge la solidità del tronco ed è la famiglia a prendersene cura, innaffiandolo, pulendolo ogni giorno e mandando via i vermi.L'albero è il simbolo dell'uomo, lo slancio della vita che affonda le radici nel mondo delle origini. Forse è per questo che fin da bambina, quando vedevo venir  tagliato un albero era come se morisse qualcuno di caro, un amico, una persona.Questo film è diviso in quattro parti, proprio come le stagioni, dalla primavera una fitta vegetazione comincia a riempire tutta la casa, il padre la estirperà con una falce e sarà presagio della morte che sopraggiungerà con l'inverno.Il film inizia col sibilo del vento ed il pensiero è andato subito a quel capolavoro che è Ordet, poi prosegue  come un'opera lirica (con tanto di libretto), visivamente sembra di trovarsi a teatro e osservare tanti quadri viventi in successione. La musica è epica, la vera protagonista, segue le scene e le carica di potenza, ci sono dei momenti in cui improvvisamente si ferma, viene spezzata dai rumori: il  ronzare della tv, pezzi di carta che vengono strappati.... ma la magia non si interrompe anzi, si carica di corporeità fra tante immagini oniriche.E' un'opera definita autobiografica dallo stesso regista  ma ognuno può vederci quello che vuole,  non è facile dare un'interpretazione di film come questo, pieno zeppo di rimandi a una simbologia arcana e di immagini surreali. I cerbiatti tra gli arbusti in sala da pranzo, per esempio.Lech Majevski è un regista, scrittore e pittore polacco. I suoi molteplici interessi artistici lo hanno portato a sperimentare e a fondere nei suoi film diverse discipline, quasi a creare una sorta di cinema sensoriale a tre dimensioni. E' quello che prova con successo a fare con Roe's room, un viaggio che ci fa galleggiare in quello che crediamo essere una dimensione altra, ma sono solo i nostri sensi raddoppiati che percepiscono, visceralmente, la realtà.

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