Ci sono dei luoghi relativamente vicini che vale la pena visitare perché con semplicità e fascino riescono a suscitare in noi delle emozioni intense.
Sono marchigiana di origine ed emiliana di adozione. Ho visitato diverse volte negli anni passati Castelluccio di Norcia, il paese arroccato che domina la pianura omonima, un luogo affascinante, in ogni periodo dell'anno. Questa immensa piana tra le montagne dei Sibillini, è incastonata fra pascoli, fontanelle, flora e fauna e il paese di Castelluccio che si erge su di una altura. Conosciuto per i prodotti tipici fra cui la prestigiosa lenticchia, ha subìto una decina di anni fa un devastante terremoto che aveva reso questi luoghi affascinanti, ma anche isolati, un posto fantasma, in cui si aveva paura di vivere e dove la popolazione aveva perso la fiducia e i propri beni.
Sono tornata a Castelluccio due anni fa per farla conoscere ad un'amica reggiana: l'ultima volta che ci sono stata era nel post terremoto e in fase di quasi totale abbandonato. Pochi avevano la forza e la possibilità di vivere ancora qui.
Una particolarità che richiama visitatori e che rende la piana un luogo altamente suggestivo e fotografato è la fioritura dei campi coltivati a lenticchia.
Generalmente la fioritura avviene a giugno e tantissimi sono i visitatori richiamati da questo evento. Arrivandoci da Fermo occorre attraversare la super strada che costeggia Ascoli Piceno, superare paesi di montagna come Acquasanta Terme e le loro caratteristiche case in pietra, percorrere comode strade di montagna vedendo sempre di più mutare il paesaggio: campagna coltivata, girasoli, grano, flora e fauna degli Appennini. Il verde acceso e brillante, il cielo terso e il sole alto accompagnano ogni mio viaggio. Si superano il passo e le fontanelle rigeneratrici, pascoli di mucche e pecore quando, finalmente, gli occhi accolgono lo stupore ed alla meraviglia.
La vallata si apre, le montagne fanno un passo indietro e abbracciano la grande pianura dell'omonimo paese che la osserva pazientemente dall'alto. Il terreno, generalmente verde e coltivato con precisione, è cosparso di macchie di colore, simmetriche, alternate e armoniose.
Verde, giallo, rosso, bianco, viola: tutti i pantoni della flora che colorano questo immenso tappeto coltivato in modo spontaneo e armonioso. L'occhio si perde in questa successione e sembra impossibile che tali immensi cromatismi siano il frutto di piccolissimi fiori alcuni nati in modo spontaneo a rafforzare la bellezza di un posto gia' di per se' unico ed affascinante. Tante le tappe che si possono fare fino ad arrivare in basso. Si vorrebbe fotografare tutto, cogliere attraverso l'obiettivo e ridare ciò che si prova: non è possibile.
Troppo immensi gli spazi, troppo grandi lo stupore e l'emozione. Si scattano particolari, macchie e l'idea di un paesaggio, ma non si riesce a catturare ciò che emotivamente offre questa vista. Pur se diversa come esperienza, mi torna in mente l'avventura islandese, quando con umiltà contemplavamo l'immensa bellezza delle forme della natura in un ambiente intatto e puro. Qui siamo in Italia, agenti atmosferici, morfologia e latitudine profondamente diversi, ma la semplicita' armonica della natura possente pretende silenzio ed ammirazione come nell'isola dei vulcani e dei geiser.
Il punto secondo me di maggior bellezza è ai piedi del paese, quasi alla fine di questo viaggio sensoriale, quando alla mia destra scorgo nel succedersi fitto di colori, un albero solitario, con una forma armonica e di colore verde acceso.
Dietro sono le montagne. Nel viottolino un gruppo di persone ritorna da una passeggiata di immersione nei colori. Il vento soffia. Un cartello ci ricorda di non attraversare il campo: hanno seminato lenticchie.
In questa immensità fisica e cromatica mi perdo nei colori, mi vedo e percepisco gli uomini piccoli, cerco di trattenere ciò che mi sta donando questo posto. Perché Castelluccio e i suoi fiori sono un dono e io silenziosamente ringrazio.
CastellucciofiorituraNorciaPianaUmbria