Parlare di unioni civili o di matrimonio è un lontano miraggio invece per gli omosessuali dell’Uganda in cui in questi giorni il parlamento sta approvando un disegno di legge battezzato “Kill the gays” (Uccidete gli omosessuali). Il testo prevede sette anni di carcere per gli adulti consenzienti che abbiano rapporti omosessuali, ergastolo per le persone omosessuali conviventi ed è prevista la prigione anche per chi non facesse da “delatore” nel denunciare prontamente omosessuali di cui è a conoscenza. L’unico “sconto” effettuato è la cancellazione dal progetto di legge originario della pena di morte in caso di “omosessualità aggravata” ossia quando vi è diffusione di Hiv o in caso di rapporti sessuali con minori. La presidente del parlamento ugandese Rebecca Kadaga ha promesso ai suoi sostenitore un “regalo natalizio” velocizzando l’iter di approvazione della legge in modo che possa entrare in vigore prima del 2013.
In tutto ciò è ambigua la posizione della Chiesa cattolica e del Vaticano. Già tre anni fa questo disegno di legge aveva fatto capolino in parlamento ma si era arenato – come riporta il Time – quando l’arcivescovo cattolico Cyprian Lwanga si era opposto alla sua approvazione quando il Vaticano aveva denunciato «tutte le gravi violazioni dei diritti umani nei confronti delle persone omosessuali». Ora l’approccio di Cyprian Lwanga è ben diverso: l’arcivescovo è diventato membro dell’Uganda Joint Christian Council, un gruppo di pressione molto influente in prima linea a spingere il parlamento per approvare la legge invitando a «restare saldi nella opporsi ai fenomeni di omosessualità». L’attività dell’Uganda Joint Christian Council (compresa l’attività di lobbying nell’approvazione del disegno di legge Kill the gays) è generosamente finanziata da organizzazioni cristiane di conservatori statunitensi che rappresentano ogni gruppo di cristiani: evangelici, cattolici o mormoni.
Il disegno di legge è stato fortemente condannato dai leader occidentali, tra cui il presidente americano Barack Obama, che lo ha definito come «odioso»; la stessa Rebecca Kadaga è stata accusata apertamente dal ministro degli Esteri canadese John Baird durante la riunione dell’Unione interparlamentare a Quebec.
Nell’opposizione della comunità internazionale spicca l’”assordante silenzio” della Chiesa cattolica restia a prendere posizione in materia con i suoi vescovi o con azioni diplomatiche.
Bisogna precisare che il parlamento ugandese sta mettendo in pratica quanto prevede la dottrina cattolica che considera l’omosessualità un «fenomeno morale e sociale inquietante» che sta «minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone». La stessa Chiesa cattolica in un documento firmato Ratzinger richiamava gli Stati «alla necessità di contenere il fenomeno entro limiti che non mettano in pericolo il tessuto della moralità pubblica e, soprattutto, che non espongano le giovani generazioni ad una concezione erronea della sessualità e del matrimonio, che le priverebbe delle necessarie difese e contribuirebbe, inoltre, al dilagare del fenomeno stesso»: il parlamento ugandese in fin dei conti si sta dimostrando solamente sensibile a questo richiamo.
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