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In un bar di Kreuzberg, seduti a un tavolino, davanti a due birre.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
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Ah, ciao Arturo, ti ricordi? Siediti con me che ti offro da bere!

Sì sì, mi ricordo, ci siamo conosciuti al Tangoloft! Come va con il tuo romanzo?

Mah, sono fermo a quel punto in cui ho dato tutto me stesso. Quando dici ‘se continuo finirò per rovinarlo’. Quindi mi sono preso una pausa per qualche settimana e… poi l’ho spedito a una casa editrice.

E ti hanno risposto?

Sai come fanno le case editrici, no?! Danno e tolgono allo stesso tempo.

Hanno rifiutato il romanzo. Nella lettura però mi hanno scritto che la descrizione del personaggio femminile è perfetta. Lei, tanghera, misteriosa, affascinante. Esattamente come volevo che fosse.

E allora qual è il problema?

Il protagonista. Troppo spavaldo, troppo sopra le righe. Non credibile.

Qualche volta quando si inventa, si esagera. Magari hai calcato troppo alcuni tratti del protagonista…

No, non può essere: il protagonista sono io.

Ah.

… E a te? Come va con il nuovo romanzo?

Va. Non sono pienamente soddisfatto: non ci sono ancora dentro. Capisci cosa voglio dire? Sono fuori dal romanzo. E non scrivo così assiduamente come vorrei.

Dài, non essere troppo duro. Abbiamo anche una vita da vivere, no?

Beh, sì: c’è anche una vita da vivere.

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